2010-06-21 15:46:33

Il cardinale Scola al convegno interreligioso di Beirut, della Fondazione "Oasis": la religione non sia condizionata dall'ideologia


“L’educazione fra fede e cultura”. Nel cuore del Medio Oriente si tiene oggi a Beirut il sesto incontro della Fondazione internazionale Oasis, istituita nel 2004 dal cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, per promuovere la reciproca conoscenza tra cristiani e musulmani. Presente in tutto il mondo, grazie ad una rete internazionale di rapporti, la fondazione Oasis - supportata da una rivista plurilingue, una newsletter, una collana di libri ed un sito internet - prosegue nel suo cammino iniziato a Venezia e che ha già toccato le città de Il Cairo e di Amman. Si è parlato di unità e diversità, di diritti fondamentali, di libertà religiosa, di meticciato di civiltà e culture, di tradizioni. Presenti nella capitale libanese una settantina tra ricercatori, docenti, vescovi cattolici ed esponenti islamici di tutto il mondo. Roberta Gisotti ha intervistato il porporato, che stamani ha presentato la relazione introduttiva sul tema “Educazione come paideia: una proposta per il nostro tempo”.RealAudioMP3

 

D. - Eminenza che cosa vi ha spinto a parlare di educazione in questo critico momento storico per il Medio Oriente, che Lei nel suo intervento ha paventato “molto vicino ad un punto di non ritorno”?

 

R. - Perché siamo convinti - e abbiamo già avuto una buona conferma nella prima mezza giornata di lavori che è stata aperta dal patriarca Sfeir e che ha visto gli interventi di due o tre autorevoli personalità islamiche - che proprio per poter porre rimedio a questa situazione che è sempre sull'orlo della caduta, è assolutamente necessario riuscire ad entrare in una prospettiva di medio-lungo periodo. Allora, è prassi di Oasis affrontare ogni anno un tema-chiave per la buona vita della persona e della famiglia umana, e avendo parlato lo scorso anno della "tradizione" abbiamo visto che la tradizione resta morta se non passa attraverso una proposta educativa che consenta a ciascuna generazione di assimilare la tradizione, aprendola alle necessarie novità. Per esempio, nel confronto tra il sistema scolastico libanese - in cui esiste il problema del dialogo, delle integrazioni non soltanto tra cristiani e musulmani, ma anche con i drusi, e dove le stesse comunità cristiane sono molto articolate in diversi riti - questo confronto ha fatto emergere taluni spunti di grande interesse per affrontare il problema della convivenza pacifica tra gli islamici ed i cristiani, tra gli occidentali e gli orientali anche in questo momento estremamente delicato.

 

D. - Dunque, l'integrazione e il dialogo partono dai banchi di scuola...

 

R. - Esattamente, perché c'è scuola e scuola. E qui s'è visto molto bene: nello stesso Libano, dove ci sono molte università e dove c'è un sistema talora molto avanzato di scuole, sia di tipo libero che di tipo statale, c'è scuola e scuola da dove sono venuti fuori sia i militanti violenti sia gli uomini di pace.

 

D. - Le religioni possono dunque ancora giocare un ruolo positivo nello scacchiere mediorientale, che sempre più è assimilabile ad una "polveriera"?

 

R. - Lo possono giocare - secondo me - più che mai. E ci sono uomini, non soltanto dal punto di vista cristiano, ma anche musulmano - per citare le due grandi religioni - che sono ben consapevoli dei problemi difficili che esistono. Il punto è sempre quello: la religione non si lasci "parassitare" dall'ideologia. La religione cade nel fondamenalismo quando non si vede con chiarezza il nesso tra la verità e la libertà e questo succede quando l'ideologia politica diventa un parassita della religione, strumentalizza la religione per il proprio progetto. E l'educazione - l'educazione autentica - è il vero antidoto contro questo rischio: ovvero che la politica, l'ideologia politica "parassiti" la religione.








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