Ai nostri microfoni, la testimonianza di uno dei nuovi sacerdoti della diocesi di
Roma, don Davide Martini
Tra i diaconi ordinati dal Papa, nella Basilica di San Pietro, anche don Davide
Martini, romano di 32 anni, che al microfono di Marco Guerra racconta la
sua esperienza nel Seminario Romano Maggiore e si sofferma sull’avvincente sfida del
sacerdozio: Il seminario, credo
sia importante definirlo, come anche l’ha definito il Papa, non tanto uno spazio,
un luogo, quanto un tempo. E' quel tempo abbastanza lungo – sono comunque sei anni
– durante i quali il seminarista, il giovane che pensa di avere la vocazione, la verifica
e la verifica fondamentalmente cercando di stare più tempo possibile con Dio. E' in
questa frequentazione che poi non soltanto riesce a mettere a fuoco la propria relazione
con Dio, ma mette a fuoco anche molto di se stesso. Ci si conosce molto di più, stando
in seminario, perché si ha modo anche di lavorare su se stessi e tutto questo lavoro,
tutta questa conoscenza sono portati avanti e vissuti alla luce del rapporto con Dio.
Quindi, fondamentalmente, alla fine, più che descrivere le tante cose che si fanno,
è il come si fanno, come si cerca di farle. E’ un tempo in cui si cerca di stare più
tempo con Dio per scoprire se c’è stata questa chiamata, per cercare di capire come
ognuno di noi possa rispondere a questa chiamata con tutto se stesso.
Come
hai vissuto i giorni di vigilia dell'Ordinazione?
Fondamentalmente,
nella preghiera. Abbiamo "staccato" dai preparativi dei festeggiamenti della prima
Messa, dei parenti che vengono, degli amici che ti cercano e ci siamo presi un tempo
per poter stare con il Signore; nella preghiera rivedere il perché di questa nostra
chiamata, il fatto che non è per nostro merito che siamo stati chiamati e che fondamentalmente
siamo indegni. Però, il Signore ha voluto chiamarci e noi, con gioia, abbiamo risposto.
Il
tuo rettore, mons. Tani, ha parlato del sacerdozio come una sfida...
Il
sacerdozio è una sfida perché il sacerdote è l’uomo dell’oltre, è l’uomo che mostra
l’oltre, perché vive con Cristo, unito a Cristo, sperimentando in parte ciò che sarà
poi per tutti quanti quando saremo uniti a Dio. E questa è una grande sfida, perché
il mondo, invece, è un mondo del presente, dell’immediato: o non accetta, o ha paura
dell’oltre. Quindi credo che la sfida grande sia questa: riuscire a testimoniare che
c’è un oltre ma che quest’oltre, però, è così vicino a noi che cammina con noi, che
ci sorregge, che ci aiuta, che è per noi.