2010-06-19 11:26:22

Editoriale di padre Lombardi sulla marea nera: supertecnologie impotenti, il disastro è una lezione di umiltà


"Esprimiamo il nostro sostegno nella preghiera per le famiglie e le persone le cui vite e cui mezzi di sussistenza sono stati così negativamente condizionati dalla marea che contamina ogni giorno l'acqua, le spiagge e la creazione di Dio nella zona del Golfo del Messico". E' un brano del messaggio di solidarietà che i vescovi degli Stati Uniti hanno indirizzato alle popolazioni colpite dalla cosiddetta "marea nera", che ha causato il peggior disastro ambientale della storia del Paese. Un disastro che porta a riflettere sulle responsabilità dell'uomo, come sottolinea in questo editoriale il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:RealAudioMP3

 

Sono ormai due mesi che un fiume di petrolio si riversa nel Golfo del Messico dalla perforazione del fondale rimasta aperta dopo l'esplosione di una piattaforma della Bp. Le dimensioni del disastro sono difficilmente calcolabili, ma sono certamente enormi e continuano ad allargarsi. Vengono alla mente altri gravissimi disastri ambientali connessi alle attività umane, come quello della fabbrica chimica di Bhopal, in India nel 1984, o quello della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina nel 1986, che avevano causato un numero di morti e danni alle persone anche maggiori. Ciò che in questo caso colpisce è il senso di impotenza e di ritardo nel trovare una soluzione di fronte al disastro, da parte di una delle multinazionali petrolifere più grandi e tecnicamente attrezzate del mondo, ma anche da parte del Paese più potente della terra. Ciò ha dell'incredibile, ma è un fatto. Non si tratta dell'eruzione di un vulcano, ma di un buco relativamente piccolo fatto dall'uomo nel fondo del mare. Eppure, in due mesi, scienziati e tecnici superspecializzati non sono riusciti a tapparlo.

 

Sapremo trarne una lezione di prudenza e attenzione nell'uso delle risorse della terra e degli equilibri del pianeta? Certo, molto cambierà d'ora in poi nel campo dell'estrazione petrolifera per renderla più sicura. Ma forse possiamo trarne anche una lezione di umiltà. La tecnica farà sempre progressi. Ma se in processi produttivi relativamente semplici si manifesta così impotente, come faremo se ci scapperanno di mano processi ben più complessi, come quelli che riguardano l'energia celata nel nucleo della materia o ancor più nei processi della formazione della vita? Aveva ben ragione Benedetto XVI a concludere la sua ultima Enciclica sui grandi problemi dell'umanità di oggi con un capitolo sulla responsabilità nell'uso del potere della tecnica.








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