Kirghizistan: la minoranza cristiana in aiuto alla popolazione colpita dalle violenze
Nel caos generato dalle violenze scoppiate in Kirghizistan tra la minoranza uzbeka
e kirghizi, la piccola comunità cristiana locale è in prima linea nel portare aiuto
ai bisognosi. Dopo gli scontri dei giorni scorsi, che hanno provocato almeno 170 morti
e 275.000 profughi, ieri si è registrata una relativa calma che ha coinciso con la
giornata di lutto nazionale indetta dal governo centrale. "La situazione attualmente
sembra apparentemente più tranquilla", ha spiegato all'agenzia Fides l'amministratore
apostolico del Kirghizistan, mons. Nikolaus Messmer. "Nella piazza centrale di Biškek,
si sono radunati i cittadini per fare memoria dei morti degli ultimi incidenti. Naturalmente
in tutto il Paese è forte l'impressione degli ultimi tragici sviluppi e si temono
nuovi episodi di violenza". "Non è facile avere informazioni precise sulla situazione
nella regione maggiormente colpita, le città di Osch e Jalalabad", ha riconosciuto
il vescovo. “Anche sul numero di morti e feriti fra la popolazione di etnia uzbeka
non si sa niente di preciso – ha detto ancora il presule -, fra loro è ancora grande
la paura di ulteriori repressioni, tanto che preferiscono curare i feriti in casa
piuttosto che portarli negli ospedali della città e seppelliscono i loro morti di
nascosto". Nonostante la Chiesa cattolica conti appena 500 fedeli su quasi cinque
milioni di abitanti, molte persone hanno chiesto aiuto alle strutture cattoliche.
Mons. Messmer riferisce che lo stesso governo ha chiesto aiuti umanitari anche alle
varie confessioni cristiane presenti nel Paese. “I nostri fedeli hanno risposto generosamente
alla richiesta di solidarietà”, ha riferito il presule, “e abbiamo potuto portare
i primi aiuti alimentari per le popolazioni colpite. I trasporti degli aiuti nelle
città colpite, che distano circa 600/800 chilometri dalla capitale, avvengono per
via aerea, dovendo attraversare delle zone di montagna di alta quota”. Quanto a una
possibile soluzione della crisi, il vescovo ha dichiarato che “al momento sono stati
avviati dei colloqui, ma bisogna vedere se i risultati potranno essere realizzati
a breve termine”. “Molto probabilmente - ha concluso l’amministratore apostolico -
dovremo aspettare gli sviluppi dei prossimi mesi”. (M.G.)