Israele discute l'alleggerimento del blocco su Gaza
Sotto la pressione della comunità internazionale, il governo israeliano continua a
discutere di un possibile alleggerimento del blocco che stringe la Striscia di Gaza
ormai da tre anni, con drammatiche ripercussioni sulla vita della popolazione. Ce
ne parla Filippo Grandi, commissario generale dell’Unrwa, l’agenzia Onu per l’assistenza
e il lavoro ai rifugiati palestinesi, intervistato da Francesca Sabatinelli:
R. - Da
anni stiamo dicendo che questo blocco non solo è inutile ed assurdo, ma anche profondamente
ingiusto verso la popolazione civile di Gaza. Certo, quello che ha provocato questa
situazione è stata una tragedia, ovvero l’attacco alla cosiddetta flotta umanitaria.
Ma speriamo ora che almeno dalla tragedia possa nascere l’opportunità - finalmente
- di cambiare politica, come molti stanno affermando negli ultimi giorni e anche come
molti israeliani stanno dicendo. E’ una decisione lungamente attesa. Speriamo possa
intervenire nei prossimi giorni.
D. - Questo potrebbe
risolvere la situazione o almeno parte della situazione degli abitanti?
R.
- La situazione può essere risolta solo se il blocco soprattutto terrestre è levato
in modo sostanziale. Posso parlare della mia agenzia, l’Unrwa, che ha il programma
molto ambizioso di ricostruzione di case, scuole, centri sanitari, costruzioni e ricostruzione
di cui Gaza ha un bisogno estremo. Per condurre un'operazione di questo tipo abbiamo
bisogno di un sistema di importazione di merci e, soprattutto, di materiale di costruzione
che sia molto vasto, molto prevedibile e molto a lungo termine per poter cominciare
a ricostruire - ad esempio - le 100 scuole che pensiamo debbano essere ricostruite
o costruite a Gaza. Abbiamo quindi bisogno di trasportare migliaia e migliaia di tonnellate
di cemento: se non c’è un sistema che ci garantisca questa possibilità, anche se abbiamo
il via libera alla ricostruzione, non possiamo metterla in atto.
D.
- Il materiale da ricostruzione è visto da Israele come un materiale potenzialmente
pericoloso. C’è una lista sui prodotti che possono entrare a Gaza?
R.
- Sì, certo. Noi capiamo perfettamente le preoccupazione di ordine di sicurezza di
Israele, ma bisogna anche che Israele capisca che una Striscia di Gaza abbandonata,
marginalizzata ed isolata è più pericolosa per la sua sicurezza che lasciar passare
tonnellate di cemento che vengono gestite da organizzazione come la nostra, che sanno
come gestirle e che hanno sistemi di controllo comprovati anche dallo Stato di Israele.
Ci vuole una lista, in realtà, delle cose proibite e non delle cose permesse. Adesso
abbiamo la lista dei prodotti permessi, che è una lista cortissima di 116 prodotti
e che varia continuamente, ma è e rimane sempre molto ristretta. Quello che abbiamo
detto agli israeliani: “Identificate le cose che assolutamente non volete che siano
portate, così tutto il resto può essere portato!”.
E alle autorità
israeliane è rivolto anche l’appello di Amnesty International per ''porre termine
alle demolizioni'' delle case di palestinesi nei Territori, evitando - scrive l’organizzazione
in difesa dei diritti umani - che migliaia di persone vivano ogni giorno ''nel timore
di uno sgombero''. Sulla necessità della rimozione del blocco alla Striscia di Gaza,
poi, è intervenuta pure Catherine Ashton, alto rappresentante della Politica estera
dell’Unione europea, parlando al Parlamento di Strasburgo. Sentiamo Laura Serassio: