Mons. Tomasi all'Onu di Ginevra sulla mortalità materna: con cure adeguate si salvano
moltissime mamme e milioni di figli
Un “numero impressionante”. Lo definisce così l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi,
osservatore permanente della Santa sede all’Onu di Ginevra, il dato relativo alle
morti di donne partorienti che si registra ogni anno nel mondo, soprattutto nelle
aree di maggior disagio del pianeta. Il presule è intervenuto nell’ambito della 14.ma
sessione del Consiglio dei Diritti umani, tenutasi di recente a Ginevra. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
Trecentocinquantamila
neonati vengono ogni anno alla luce orfani di madre. E milioni sono i neonati che
non ce la fanno a sopravvivere poco dopo la nascita. E’ un quadro di desolante miseria
quello che emerge dai dati citati da mons. Tomasi nel suo intervento a Ginevra. Lo
scenario è geograficamente diverso ma comune negli esiti: dove c’è povertà, emarginazione
sociale, assenza o quasi di diritti mamme e figli rischiano di essere strappati le
une agli altri poco dopo il parto. Non sorprende, osserva il delegato pontificio,
la “forte correlazione” che si rivela “tra le statistiche relative alla mortalità
materna e quelle relative alla morte neonatale”, che indicano “che molte misure dirette
a combattere la mortalità materna” contribuiscono “a un'ulteriore riduzione della
mortalità infantile”. Sono purtroppo tre milioni i neonati che ogni anno non superano
la prima settimana di vita, mentre oltre 2 milioni muoiono ogni anno durante il primo
anno di vita”.
Ricordando come la riduzione della mortalità
materna è stata resa possibile in molti casi grazie “a un più elevato reddito pro
capite”, a “tassi di istruzione superiori per le donne” e a una “crescente disponibilità
di cure mediche di base”, mons. Tomasi ha citato un recente studio, il quale indica
che la mortalità materna in Africa “potrebbe essere notevolmente ridotta se le madri
sieropositive avessero accesso ai farmaci antiretrovirali”. Non solo. La “disponibilità
di cure ostetriche di emergenza, compresa la fornitura del servizio di assistenza
pre e post-natale, e di trasporto adeguati alle strutture sanitarie”, la presenza
di “personale ostetrico competente, un apporto di sangue pulito e l’approvvigionamento
di acqua potabile”, compresa la fornitura di antibiotici specifici, e “l'introduzione
di un'età minima di 18 anni per contrarre matrimonio”, sono tutte misure – ha sostenuto
il presule – delle quali “potrebbero beneficiare le madri e i loro bambini”. Di qui,
l’appello alla comunità internazionale: se davvero, ha concluso mons. Tomasi, si vogliono
“ridurre efficacemente i tragici tassi di mortalità materna”, il rispetto e la promozione
del diritto alla salute e di accesso ai farmaci “non devono essere solo a parole,
ma devono essere messi in atto da parte degli Stati, come pure dalle organizzazioni
non governative e dalla società civile”.