2010-06-16 14:29:11

L’immigrazione nel Mediterraneo al centro del “Migramed Forum” delle Caritas


Prende il via oggi a Valderice, in Sicilia, “Migramed Forum” il l’incontro delle Caritas del bacino del Mediterraneo sull’immigrazione, organizzato da Caritas Italiana e dalla delegazione regionale diretta da mons. Sergio Librizzi, direttore della Caritas di Trapani.  Al termine del Forum – riferisce una nota degli organizzatori – verrà stilata la “Carta di Trapani”, per fare appello a istituzioni civili e comunità ecclesiale perché “lo spazio mediterraneo sia inteso come luogo d’incontro, non di scontro e avversione”. E in vista dell’apertura dei lavori il mensile “ItaliaCaritas” ha fornito nuovi dati sull’immigrazione irregolare per dimostrare che, nonostante le politiche repressive, “gli irregolari soggiornanti in Italia non sono affatto diminuiti”. Anzi, secondo una recente ricerca curata dall’Università Cattolica di Milano, “sono aumentati di 126 mila unità rispetto al 2009”. I “viaggi della speranza”, infatti, “riguardano solo il 10% degli immigrati” – osserva la Caritas – mentre “la stragrande maggioranza di loro arriva in Italia atterrando con un visto turistico” e poi, “non potendo dimostrare di avere un impiego regolare, diventano automaticamente clandestini”. “La tentazione di affidarsi esclusivamente alle politiche di allontanamento – commenta Oliviero Forti, responsabile del settore immigrazione di Caritas italiana – è un’operazione a perdere, sia per il migrante che per la società che se ne priva. Senza considerare che i respingimenti in mare hanno sì azzerato gli sbarchi a Lampedusa, tranquillizzando l’opinione pubblica, ma i costi umani di queste operazioni sono inimmaginabili, poiché gli "indesiderabili" respinti sono oggi rinchiusi nelle carceri libiche, privi di garanzie minime di rispetto dei diritti umani e soggetti a continue vessazioni”. Secondo Forti, per provare ad alleggerire la presenza irregolare, “forse basterebbe tentare una politica dei flussi di ingresso più realistica”, “normative meno farraginose” e “strade” rispettose dei “diritti umani” che sostengano “i bisogni dei Paesi di origine e quelli dei Paesi di accoglienza”. (M.G.)








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