2010-06-15 15:11:57

Spagna: 'no' di mons. Osoro al laicismo radicale che converte la religione in 'parodia'


Un avvertimento sulla“tendenza perniciosa di escludere Dio e il religioso dall’ambito sociale” da parte del “laicismo radicale” che vorrebbe convertire la religione in “parodia”: lo ha fatto l’arcivescovo di Valencia, mons. Carlos Osoro, nella sua lettera pastorale settimanale, ripresa dall'agenzia Sir, mentre in Spagna c’è polemica per la bozza sulla riforma di legge per la libertà religiosa del Governo, anticipata attraverso il quotidiano El Pais. Per mons. Osoro, si tratta della “frattura più importante” che si vorrebbe realizzare nella società occidentale, dal momento che “l’essere umano ha desiderio del Dio che si è rivelato a noi in Gesù Cristo, che Dio che cura tutte le ferite che si subiscono nella vita umana e nella storia degli uomini”. Dopo aver distinto tra “laicismo radicale” e “la concezione laica, che è frutto di neutralità o di indeterminazione religiosa”, l’arcivescovo ha sottolineato come per il primo il fatto religioso “è intrinsecamente negativo e appartiene a un’epoca dell’umanità superata”, il che lo porta a voler “espellere l’idea di Dio e della religione dallo spazio pubblico e ridurlo, nel migliore dei casi, a fatto privato”. Così la vita religiosa “sarebbe una parodia o una pura finzione”. Secondo mons. Osoro ci troviamo di fronte a “un problema centrale del nostro tempo che non possiamo minimizzare o ignorare”. L’arcivescovo di Valencia ricorda che la “Chiesa nacque per essere pubblica per la sua stessa natura” e, perciò, “non può restare relegata a spazi privati, né essere una specie di club privato o una società segreta”. Per mons. Osoro, “quando si esclude Dio, si produce una frattura antropologica”, con la quale “si pretende di modificare la natura umana” attraverso la biologia e le leggi. Tutto ciò porta a un “materialismo inumano e disumanizzante, senza la luce del rispetto dello stesso essere umano e della società”, che invece è conseguenza delle “considerazioni morali e religiose”. C’è “un’idolatria politica” per cui “quel partito, la nazione o lo Stato si presentano come se fossero valori superiori ai quali deve assoggettarsi tutto, anche l’ambito religioso”. Tutto ciò, osserva l’arcivescovo di Valencia, è una conseguenza della “società dello svincolamento”, la cui “massima aspirazione è l’autodeterminazione individuale, intesa come soddisfazione di tutte le pulsioni, le tendenze e i desideri”, malgrado questo “comporti gravi conseguenze come, per esempio, che non possa esistere vincolo alcuno con nessuna credenza religiosa o filosofica né con nessuna tradizione né storia”. Ciò porta a un “degrado terribile” perché abbiamo bisogno di “identità e questa si sostiene con le tradizioni, la storia, i diritti comuni e una morale”. (R.P.)








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