2010-06-13 14:51:34

"L'era della consapevolezza": in un libro di Paolo Beccegato, le scelte individuali che condizionano la vita del mondo


Vivere in un mondo interdipendente, come quello di oggi, significa non poter più affermare di non conoscere le conseguenze delle proprie azioni, anche quando semplicemente si fa la spesa. E' questa la tesi di fondo del libro “L’era della consapevolezza”, scritto da Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale della Caritas italiana. Antonella Palermo ha chiesto all'autore di spiegare il messaggio del suo libro:RealAudioMP3

 

R. – Vuole essere anche un messaggio provocatorio: entrati nel villaggio globale non è soltanto una questione solo di informazione, ma ormai è una questione di consapevolezza che ogni nostra azione - a livello personale, a livello collettivo, a livello organizzativo - può avere delle conseguenze – diciamo – indirette. Il modo in cui investo il mio denaro, gli acquisti, il comportamento, l’informazione, l’educazione hanno delle conseguenze non immediatamente percepibili. Il messaggio è quello poi evidentemente basato sulla nuova e – come diciamo noi – rivoluzionaria Enciclica del Papa “Caritas in veritate”, che attribuisce un valore morale anche agli acquisti e agli investimenti. Quindi vari passaggi dell’Enciclica praticamente già dicono questa cosa. Ora però si lancia questa provocazione: siamo entrati nell’era della consapevolezza, possiamo sapere quello che indirettamente compiamo con le nostre azioni quotidiane e con le nostre grandi scelte della vita, facendo del bene o facendo del male.

 

D. – Questa può essere in sintesi una delle lezioni della crisi economica?

 

R. – Penso che non fosse intenzione di nessuno causare quello che è successo. Certamente, però, investimenti troppo aggressivi, un eccessivo ricorso al debito da parte delle famiglie nordamericane e poi anche in altre parti del mondo, quindi la creazione di questi fondi al limite della possibilità e di una sostenibilità del lungo periodo, non solo sono stati il male diretto di famiglie, comunità ed anche di alcune nazioni, ma abbiamo visto quello che poi alla lunga hanno causato a tutto il sistema economico internazionale.

 

D. – La crisi economica sta rilanciando la solidarietà oppure sta innescando delle dinamiche di chiusura degli Stati, ma anche delle singole famiglie?

 

R. – Noi notiamo come la crisi abbia fatto aumentare la solidarietà: le persone che hanno percepito, anche nel locale ed ancora di più nel globale, le grandi difficoltà in cui versano famiglie che per esempio hanno perso il lavoro in Italia, come pure il grande disagio e le conseguenze della crisi economica del sud del mondo – noi notiamo anche un aumento delle offerte, le offerte ad esempio per il disastro di Haiti, il disastro in Cile – e così come per la crisi in Italia. D’altro canto, dal punto di vista culturale, il rischio un po’ a macchia di leopardo di chiusura sui propri privilegi, sui risultati acquisti, su alcune diffidenze verso lo straniero, questi tipi di rischi non si può sottacere che li rileviamo e sono preoccupanti. (Montaggio a cura di Maria Brigini)








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