Kirghizistan: si aggrava il bilancio degli scontri interetnici. Il governo provvisorio
instaura il coprifuoco e chiede aiuto alla Russia
Si aggrava la situazione in Kirghizistan, dove da giorni si susseguono scontri interetnici.
Il bilancio delle vittime sale a 80 morti, tra i quali uno studente pakistano, che
era insieme con altri 15 tenuti in ostaggio. Mentre l’ex presidente Bakiyev, dal suo
esilio in Bielorussia, smentisce di aver avuto un ruolo nella vicenda e accusa il
governo provvisorio di incompetenza, la presidente ad interim, Rosa Otunbayeva, ha
esteso lo stato di emergenza a tutto il Paese, autorizzando le Forze dell’ordine a
sparare a vista contro chi utilizza armi da fuoco, ed ha chiesto aiuto al presidente
russo Dmitry Medvedev. Sulle ragioni di questa nuova crisi Stefano Leszczynski
ha intervistato Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca del Corriere della
Sera:
R.
– Sicuramente, sono avvenimenti legati anche alle prossime scadenze politiche, perché
ricordiamoci che da non molto il presidente Bakiyev è stato estromesso dal potere,
è scappato all’estero; c’è un presidente ad interim, Rosa Otunbayeva, ex leader del
Parlamento. Il 27 di questo mese, quindi tra pochi giorni, dovrebbe tenersi un referendum
sulla forma politica, cioè se trasformare o meno il Kirghizistan in una Repubblica
parlamentare e non più presidenziale. E poi, naturalmente, a questo si aggiungono
scontenti locali, questioni non nazionali, che hanno portato a questi scontri molto
violenti.
D. – Avevamo già assistito a qualcosa di simile,
senza poi un intervento internazionale diretto, ai tempi della crisi con il presidente
Bakiyev, in cui non solo la Russia ma anche gli Stati Uniti erano stati chiamati in
causa …
R. – Sì, sicuramente, questa zona dell’Asia
centrale, in particolare il Kirghizistan, l’Uzbekistan sono Paesi di grandissima importanza.
Oggi la loro importanza è stata rilanciata dalle operazioni che durano da diversi
anni in Afghanistan. Chiaramente, la Russia non ha mai visto di buon occhio questa
presenza americana.
D. – Questa volta, l’invito è stato
rivolto esplicitamente alla Russia …
R. – Credo che
la Russia stessa non voglia esporsi troppo con un intervento diretto. Certamente,
una richiesta così esplicita potrebbe favorire un intervento diretto, ma Mosca sa
benissimo che poi questo creerebbe un allarme a Washington che in questo momento non
ha ragion d’essere. Ricordiamoci che la Russia ha appena votato, insieme alla Cina,
a favore delle nuove sanzioni nei confronti dell’Iran al Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite, e i rapporti con l’amministrazione Obama sono particolarmente buoni.
Quindi, non c’è motivo di andare a cercare un eventuale elemento di conflitto, un
eventuale nuovo terreno di scontro.