Il Papa alla Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa: i valori cristiani sono
il motore per un autentico progresso economico e sociale
Di fronte alla crisi economica, bisogna ripartire dai valori cristiani, vero motore
per un autentico sviluppo: è l’esortazione di Benedetto XVI ai partecipanti alla 45.ma
riunione comune della Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa, ricevuti stamani in
Vaticano. Il Papa ha invitato i popoli del Vecchio Continente a non marginalizzare
le proprie radici cristiane. Quindi, ha auspicato che la fraternità e la logica del
dono trovino sempre più spazio nelle dinamiche economiche e finanziarie. Il Papa ha
invitato la Banca di Sviluppo a rinforzare l’integrazione sociale, all’insegna della
solidarietà verso i più bisognosi. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Gli
avvenimenti politici avvenuti in Europa alla fine del secolo scorso, ha esordito Benedetto
XVI, hanno permesso all’Europa “di respirare con due polmoni”. E tuttavia, ha constatato,
“c’è ancora un lungo cammino da percorrere per rendere effettiva questa realtà”. “Certo
si sono sviluppati gli scambi economico-finanziari tra est e ovest dell’Europa, ma
– si è chiesto il Papa - c’è stato un reale progresso umano”?
“La
libération d’idéologies totalitaires...”
“La liberazione dalle ideologie
totalitarie – è l’interrogativo posto dal Papa – non è stata utilizzata unilateralmente
per il solo progresso economico a detrimento di uno sviluppo più umano che rispetti
la dignità e la nobiltà dell’uomo”? Ancora, non sono state dimenticate quelle “ricchezze
spirituali che hanno modellato l’identità europea?”. Attualmente, ha proseguito, l’Europa
e il mondo attraversano un momento di grave crisi economica. Ma, ha avvertito, non
bisogna valutare questa situazione solo attraverso un’analisi strettamente finanziaria.
Ha così richiamato la Caritas in Veritate, dove, ha detto, si mostra che l’amore di
Dio e del prossimo è un motore potente capace di offrire autentica energia all’ambiente
sociale, politico ed economico. Nel solco della Dottrina Sociale della Chiesa, il
Pontefice ha messo in evidenza che la relazione tra carità e verità è “una forza dinamica
che rigenera l’insieme dei legami interpersonali” per orientare la vita economica
e finanziaria “al servizio dell’uomo e della sua dignità”.
“C’est
là le seul capital qu’il convient…”
“Questo – ha affermato – è il
solo capitale che conviene salvare e in questo capitale si trova la dimensione spirituale
della persona umana”. L’economia e la finanzia, ha ribadito, non esistono per se stesse.
Non sono che uno strumento. “Il Cristianesimo – ha poi aggiunto - ha permesso all’Europa
di comprendere ciò che è la libertà, la responsabilità e l’etica che impregna le sue
leggi e le strutture sociali”.
“Marginaliser
le Christianisme…”
“Marginalizzare il Cristianesimo, anche attraverso
l’esclusione dei simboli che lo manifestano - è stato il suo richiamo - contribuirebbe
ad amputare il nostro continente della sua origine fondamentale che lo nutre instancabilmente
e che contribuisce alla sua vera identità”. “Effettivamente – ha detto il Papa – il
Cristianesimo è la fonte dei valori spirituali e morali che sono patrimonio comune
dei popoli europei”. Valori ai quali gli Stati membri del Consiglio d’Europa hanno
manifestato il loro attaccamento nel Preambolo dello Statuto dell’organismo continentale.
Ribadendo la natura sociale della Banca di Sviluppo, Benedetto XVI ha quindi offerto
una riflessione sulla fraternità nell’economia.
“La
fraternità permet des espaces de gratuité…”
“La fraternità – ha
constatato – permette degli spazi di gratuità, che pur essendo indispensabili” sono
difficilmente riscontrabili quando il fine è soltanto l’efficacia e il profitto. Tale
dualismo, ha proseguito, non è però assoluto e insormontabile. Per questo bisognerebbe
“introdurre una logica che faccia della persona umana e più specificamente delle famiglie
di quanti sono nel bisogno, il centro e il fine dell’economia”. In Europa, ha ricordato
il Papa, esiste un passato di esperienze di sviluppo economico fondato sulla fraternità,
come le imprese sociali e mutualistiche. Bisogna, dunque, tornare alla generosità
delle origini. Il Papa non ha mancato di rammentare che la Santa Sede fa parte della
Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa dal 1973. Un istituto, ha affermato, chiamato
ad esplorare gli spazi dove possono esprimersi la fraternità e la logica del dono.
Un
impegno esortato anche dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, in apertura
della riunione della Banca, tenutasi ieri pomeriggio. Nel suo indirizzo di saluto,
il porporato ha sottolineato che per la prima volta l’Istituto finanziario tiene il
proprio incontro annuale in Vaticano. Ed ha invitato la Banca a giocare un ruolo fondamentale
nel contesto attuale di crisi economica-finanziaria. La Santa Sede, ha poi ricordato,
ha sempre favorito il processo di unificazione dell’Europa. “Anche oggi – ha detto
– la Chiesa cattolica si impegna per la costruzione di un’Europa fondata su quegli
ideali della sua unificazione che furono perseguiti dai Padri fondatori: la centralità
della persona umana, la stabilità, la solidarietà”.