Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa undicesima Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta il passo
del Vangelo in cui una peccatrice bagna con le lacrime e profuma i piedi di Gesù,
invitato a mangiare nella casa di un fariseo, Simone. Questi giudica il Maestro dentro
di sé. Ma il Signore dice riguardo alla donna:
“Sono
perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona
poco, ama poco”.
Su questo brano evangelico, ascoltiamo il
padre carmelitano Bruno Secondin, professore di Teologia spirituale alla Pontificia
Università Gregoriana:
Simone
pensava che Gesù non avesse capito chi fosse quella donna che stava facendo quei gesti
così audaci sui piedi del Maestro; ma proprio Simone era quello che non vedeva correttamente.
“Vedi questa donna?” gli domanda Gesù. Quasi a dirgli: “Vedi solo la peccatrice nota
a te e a tutti, oppure sai vedere anche un’altra fisionomia, una scintilla di nuova
vita, la realizzazione di una supplica e di un riscatto?”. Quelle lacrime erano sincere
e gridavano il bisogno di redenzione e perdono. Quel profumo era dono di venerazione
e dedizione ad un maestro che insegnava accoglienza e non pregiudizi ed esclusioni.
Lacrime e profumo sono il linguaggio di fede e di pentimento di questa innominata.
Gesù glielo dice: “La tua fede ti ha salvata”. Per quanto gravi e grandi siano gli
errori di una vita, per quanto pesino i pregiudizi e le emarginazioni, c’è sempre
possibilità di riscatto e di perdono, di rinascita e nuova dignità. E Luca aggiunge
in coda al testo evangelico, che di donne che seguivano Gesù ce n’erano altre, spesso
“guarite da spiriti cattivi”: ma tutte generose e servizievoli. Che sarebbe la Chiesa
se non ci fossero le donne con la loro fede audace e il loro cuore generoso?