2010-06-12 15:01:32

Il cardinale Hummes sull'Anno Sacerdotale: un bilancio molto positivo


Ieri, con una Messa Solenne in Piazza San Pietro, nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, Benedetto XVI ha chiuso l’Anno Sacerdotale da lui aperto il 19 giugno di un anno fa, in coincidenza con il 150.mo anniversario della morte del Curato d’Ars. Al cardinale Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, Sergio Centofanti ha chiesto cosa l’abbia più colpito di questo evento:RealAudioMP3

 

R. – Due cose. Prima di tutto, la grande affluenza di sacerdoti: 15 mila presbiteri da tutto il mondo è veramente qualcosa di straordinario. Questa è stata una bellissima e significativa risposta positiva da parte dei sacerdoti a quello che voleva essere l’Anno Sacerdotale ed anche la sua conclusione, qui a Roma. Poi, mi ha colpito molto lo spirito con cui i sacerdoti hanno partecipato: credo che sia stata la più numerosa concelebrazione della storia: 15 mila sacerdoti con il Papa!

 

D. – Un bilancio di quest’Anno Sacerdotale …

 

R. – Il bilancio è positivo, molto positivo. Soprattutto, siamo anche molto felici che sia stato celebrato nelle comunità locali. Fin dall’inizio, è stato un impegno a fare in modo che l’Anno scendesse fino in mezzo alla gente, nelle comunità locali. Questo è stato fatto, in tutto il mondo. Credo che sia stato un anno bellissimo!

 

D. – Che cosa vorrebbe dire ai sacerdoti di tutto il mondo, e che cosa vuole dire a quei giovani che pensano di diventare sacerdoti?

 

R. – Vorrei incoraggiare i sacerdoti a continuare ad essere questo corpo presbiterale così importante, prezioso e insostituibile di ministri in tutto il mondo, soprattutto dove sono inseriti nelle comunità locali; che continuino con coraggio e con fiducia, con gioia nel donarsi ai compiti del ministero sacerdotale, riflettendo e sempre di nuovo prendendo una coscienza via via più profonda della loro identità sacerdotale: cosa vuol dire essere sacerdote e a cosa sia veramente necessario essere attenti affinché possiamo vivere questa vocazione e la missione, che è la spiritualità. La spiritualità dev’essere costantemente approfondita, la vita di preghiera non può mancare al sacerdote affinché possa veramente con gioia e con sicurezza e con serenità vivere la sua vocazione, la sua missione. La seconda cosa che avrei molto a cuore di dire ai sacerdoti è che risveglino in loro lo slancio missionario: di non limitarsi ad essere “al servizio” della comunità nella quale vivono, che già c'è. Ma che abbiano anche un grande impegno missionario per andare alla gente, là dove la gente è, soprattutto a quei battezzati che si sono allontanati per tanti motivi ma anche a quei molti che non conoscono Gesù Cristo. Questa “missione” oggi è urgentissima! Questo farà ritrovare anche ai sacerdoti stessi più profondamente la loro identità sacerdotale, perché la missione rinnova costantemente in noi la nostra identità. Poi, ai giovani vorrei dire che se si sentono chiamati, abbiano il coraggio di rispondere di “sì”, perché vale la pena essere sacerdoti, anche se ci sono tante cose nel mondo, oggi, che farebbero dire il contrario e che dicono il contrario! Ma noi tutti che siamo sacerdoti sappiamo quanto questo sia importante, quanto questo sia anche un segno della predilezione e di elezione da parte di Dio, quando Lui chiama un giovane: accettare questa vocazione. Vorrei dire loro che abbiano il coraggio di farlo: si sentiranno poi grati nei riguardi di Dio per la predilezione con cui Dio li chiama.








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