Africa: le reazioni agli accordi sui 'bambini soldato' nel continente
“I governi africani si devono impegnare a rimuovere le condizioni che creano le ribellioni
e che portano al reclutamento dei 'bambini soldato' e non limitarsi a firmare accordi
che mi sembrano siano solo declamatori” dice all’agenzia Fides padre Gerardo Caglioni,
missionario saveriano con una lunga esperienza in Sierra Leone, commentando la dichiarazione
firmata il 9 giugno a N’Djamena, in Ciad, per mettere termine al reclutamento dei
'bambini soldato'. La dichiarazione di N’Djamena è stata firmata da 6 dei 9 partecipanti
alla conferenza regionale sui bambini soldato, organizzata dal governo del Ciad e
dall’Unicef, che si è tenuta nella capitale ciadiana dal 7 al 9 giugno. Gli Stati
firmatari sono Camerun, Centrafrica, Ciad, Niger, Nigeria, Sudan. Non hanno firmato
il documento gli altri 3 partecipanti: Repubblica Democratica del Congo, Liberia e
Sierra Leone. La dichiarazione impegna i firmatari a “mettere fine ad ogni forma di
reclutamento dei bambini nelle forze e nei gruppi armati e a garantire che nessun
ragazzo di età inferiore ai 18 anni prenda parte, direttamente o indirettamente, alle
ostilità”. “È inutile sottoscrivere accordi che rischiano di rimanere lettera morta
se non si adottano politiche concrete per dare una speranza di vita alle giovani generazioni.
Questo significa creare una vera politica di sviluppo, una serie lotta alla corruzione,
la creazione di scuole e di infrastrutture vitali per i Paesi africani. Non mi sembra
però che vi sia questa volontà” dice padre Caglioni. “Se non si offre ai giovani la
speranza di una vita migliore nasceranno nuovi gruppi di guerriglia che reclutano
chi vogliono, compresi i bambini. Per questo sono scettico di fronte a documenti che
rischiano di rimanere solo delle dichiarazioni di intenti prive di effetti reali sulla
vita delle persone”. “In Sierra Leone i bambini soldato sono stati impiegati da tutti,
non solo dai guerriglieri del Ruf (Revolutionary United Front) ma anche dalle milizia
Kamajors, alleate del governo. Dopo la guerra (conclusa nel 2002), sono stati avviati
dei programmi per inserire i bambini soldato smobilitati nella società, dando loro
scuole e un lavoro, ma nessuno si occupa delle vittime dei 'bambini soldato', che
sono spesso a loro volta dei bambini. Queste persone hanno subito delle violenze fisiche
e psicologiche micidiali. Conosco casi di violenze sessuali, di bambini costretti
a vedere i loro genitori uccisi e bruciati, di altri che hanno subito amputazioni.
Le vittime hanno bisogno di assistenza materiale e psicologica ma sono completamente
lasciate a loro stesse” conclude il missionario. (R.P.)