Sanzioni Onu all’Iran. Obama: dialogo ancora possibile, ma Teheran accusa la Cina
Via libera alle nuove sanzioni all'Iran. Il quarto round di misure per convincere
Teheran a rinunciare al suo programma nucleare è stato approvato in nottata dal Consiglio
di Sicurezza dell’Onu. Proprio oggi, il presidente iraniano, Ahmadinejad, arriva in
Cina. Lo anticipano le dichiarazioni del direttore dell'Organizzazione iraniana per
l'energia atomica, Ali Akbar Salehi, che accusa Pechino di essere sotto il “dominio”
dell'Occidente proprio per avere votato ieri in favore della risoluzione che impone
nuove sanzioni. Il servizio è di Fausta Speranza:
La
Turchia parla di “grave errore”. Israele dice che non basta. Due posizioni che già
da sole danno il senso della difficoltà con cui si è giunti alla Risoluzione 1929,
approvata con 12 voti a favore. Turchia e Brasile contro, il Libano astenuto. Il documento
impone sanzioni a 15 aziende collegate alla Guardia Rivoluzionaria iraniana (i Pasdaran),
a tre sussidiarie della maggiore compagnia di navigazione iraniana e solo a una delle
sue banche. Poi, bando alla vendita di armi e regole per le interdizioni in mare.
Finora i tre round precedenti di sanzioni non hanno fatto cambiare idea a Teheran:
oggi, il presidente Ahmadinejad afferma che le sanzioni “non valgono un soldo” e "dovrebbero
finire nella spazzatura come fazzoletti usati”. A queste sanzioni si è arrivati dopo
mesi di negoziati con Russia e Cina e alcune concessioni: Washington avrebbe voluto
colpire il settore energetico iraniano e un maggior numero di banche. In ogni caso,
dopo il via libera dell’Onu, Unione Europea e Stati Uniti emaneranno proprie misure
aggiuntive. Bruxelles dovrebbe farlo in un vertice di metà giugno. Sul voto contrario
di Brasile e Turchia, bisogna ricordare che Brasilia e Ankara hanno siglato con Teheran
il 17 maggio scorso un accordo sullo scambio dell'uranio. In sede Onu hanno spiegato
che sarebbe meglio il dialogo. Il segretario di Stato Hillary Clinton, dopo mesi di
amministrazione Obama, afferma che Turchia e Brasile possono giocare un ruolo nel
lavoro diplomatico futuro. La Risoluzione infatti spiega che le misure vengono prese
con la speranza di convincere l’Iran a tornare al tavolo del negoziato. E lo stesso
Obama ribadisce oggi che “la porta al dialogo resta aperta”.