2010-06-10 15:40:07

Sanzioni Onu all’Iran. Obama: dialogo ancora possibile, ma Teheran accusa la Cina


Via libera alle nuove sanzioni all'Iran. Il quarto round di misure per convincere Teheran a rinunciare al suo programma nucleare è stato approvato in nottata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Proprio oggi, il presidente iraniano, Ahmadinejad, arriva in Cina. Lo anticipano le dichiarazioni del direttore dell'Organizzazione iraniana per l'energia atomica, Ali Akbar Salehi, che accusa Pechino di essere sotto il “dominio” dell'Occidente proprio per avere votato ieri in favore della risoluzione che impone nuove sanzioni. Il servizio è di Fausta Speranza:RealAudioMP3

 

La Turchia parla di “grave errore”. Israele dice che non basta. Due posizioni che già da sole danno il senso della difficoltà con cui si è giunti alla Risoluzione 1929, approvata con 12 voti a favore. Turchia e Brasile contro, il Libano astenuto. Il documento impone sanzioni a 15 aziende collegate alla Guardia Rivoluzionaria iraniana (i Pasdaran), a tre sussidiarie della maggiore compagnia di navigazione iraniana e solo a una delle sue banche. Poi, bando alla vendita di armi e regole per le interdizioni in mare. Finora i tre round precedenti di sanzioni non hanno fatto cambiare idea a Teheran: oggi, il presidente Ahmadinejad afferma che le sanzioni “non valgono un soldo” e "dovrebbero finire nella spazzatura come fazzoletti usati”. A queste sanzioni si è arrivati dopo mesi di negoziati con Russia e Cina e alcune concessioni: Washington avrebbe voluto colpire il settore energetico iraniano e un maggior numero di banche. In ogni caso, dopo il via libera dell’Onu, Unione Europea e Stati Uniti emaneranno proprie misure aggiuntive. Bruxelles dovrebbe farlo in un vertice di metà giugno. Sul voto contrario di Brasile e Turchia, bisogna ricordare che Brasilia e Ankara hanno siglato con Teheran il 17 maggio scorso un accordo sullo scambio dell'uranio. In sede Onu hanno spiegato che sarebbe meglio il dialogo. Il segretario di Stato Hillary Clinton, dopo mesi di amministrazione Obama, afferma che Turchia e Brasile possono giocare un ruolo nel lavoro diplomatico futuro. La Risoluzione infatti spiega che le misure vengono prese con la speranza di convincere l’Iran a tornare al tavolo del negoziato. E lo stesso Obama ribadisce oggi che “la porta al dialogo resta aperta”. 

 

Attentato in Pakistan: un morto a Karachi

Almeno una persona è morta ed un'altra è rimasta gravemente ferita in una esplosione avvenuta oggi in Pakistan nel quartiere di Baldia Town, a Karachi. Lo riferisce Geo Tv. Secondo la polizia, l'esplosivo era stato collocato da una bomba posta su una motocicletta parcheggiata nella Naval Colony del quartiere di Baldia Town, vicino ad un bancomat. L'onda d'urto dell'esplosione, si è appreso, ha distrutto numerosi veicoli parcheggiati nelle vicinanze.

 

In Italia donne in pensione a 65 anni

Via libera del Consiglio dei ministri italiano all'innalzamento dell'età pensionabile per le donne del pubblico impiego da 61 a 65 anni, come chiesto dall'Ue. Lo si apprende da fonti governative secondo le quali lo "scalone" partirà dal 2012. La norma sarà introdotta nel decreto della manovra, ora in discussione al Senato, con un emendamento del governo. “L'età media di pensionamento delle donne del pubblico impiego - ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi - è già di 62,36: molte restano oltre i 60 anni”. Il ministro ha quindi spiegato che l'impatto della norma “è molto modesto” e ha illustrato le differenze con il settore privato. “Nel pubblico - ha sostenuto - non ha grande impatto”, anche perché al lavoro “non si entra tardi, e non c'è la discontinuità del settore privato. L'impiego pubblico è garantito e si entra in età molto giovane, anche perché i concorsi hanno un limite d'età"'. Il ministro ha quindi spiegato che il nodo era quello dell'equiparazione tra donne e uomini della pubblica amministrazione: “Non potevamo fare il contrario. Immaginate se avessimo proposto di abbassare l'età del pubblico impiego per gli uomini come questa norma sarebbe accolta dai mercato finanziari”. Il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha poi aggiunto che “recenti norme hanno imposto il pensionamento con 40 anni di contributi” e che “su questo punto ci sono state molte proteste, soprattutto nel mondo della scuola, per chi voleva continuare oltre”.

 

Si discute sulla chiusura dell’ufficio dell'Unhcr in Libia

Discussioni sono in corso tra l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e la Libia sulla ripresa dell'attività dopo la decisione di Tripoli di chiudere l'ufficio dell'Unhcr nel Paese. La Libia non ha mai firmato la Convenzione internazionale sui rifugiati del 1951 e quindi ha definito “illegale” la presenza dell’ufficio Onu nel suo territorio. La legge va rispettata ovunque, ha commentato il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, auspicando comunque la riapertura delle attività delle Nazioni Unite. “Quella dei rifugiati – ha aggiunto – è una questione europea, non italiana”. Intanto, secondo la portavoce dell’Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati, Laura Boldrini, “se l’Onu se ne va dalla Libia, i rifugiati sono in trappola”. Al microfono di Paolo Ondarza spiega perché:RealAudioMP3

 

R. - I rifugiati che si trovano in Libia sono persone che non possono ritornare a casa. Sono fuggiti a causa di guerre, di persecuzioni o di violazioni dei diritti umani: non possono ritornare quindi da dove sono venuti. Oggi, però, con la politica dei respingimenti non possono neanche continuare ad andare a nord, attraversando poi il Mediterraneo per cercare protezione. La presenza dell’Alto Commissariato in Libia rappresentava un riferimento per tutte queste persone.

 

D. - Voi siete a Tripoli dal 1991: in cosa consisteva la vostra attività?

 

R. - Noi siamo in Libia dal 1991 su richiesta delle autorità libiche e da allora abbiamo continuato sempre a lavorare. In questi anni abbiamo avuto delle limitazioni nel mettere in atto il nostro mandato, ma abbiamo sempre potuto svolgere delle attività a sostegno dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Abbiamo registrato i richiedenti asilo, abbiamo fatto anche la procedura del riconoscimento dello status di rifugiati, abbiamo cercato di fornire assistenza umanitaria in alcuni dei centri dove eravamo autorizzati ad andare.

 

D. - A questo punto, qual è il ruolo dell’Unione Europea?

 

R. - Diciamo che l’Unione Europea potrebbe sollevare la questione proprio in termini di importanza per l’Unione Europea stessa, perché nel momento in cui sviluppa dei progetti in Libia è importante che ci sia anche l’organismo internazionalmente riconosciuto a tutela dei rifugiati. Credo che l’Unione Europea abbia interesse, oltre che ad intavolare discussioni con la Libia per il contrasto delle immigrazioni irregolari, a fare in modo che ci sia un terreno condiviso anche sulla tutela dei diritti.

 

D. - Per quanto riguarda l’Italia?

 

R. - I respingimenti li abbiamo sempre considerati una misura non appropriata che entra in rotta di collisione con il diritto di asilo. La prova è che c’è stato il crollo delle domande di asilo in Italia. La situazione si aggrava ancora di più ora che la nostra presenza in Libia è messa in discussione. 

 

I liberal-conservatori vincono le elezioni in Olanda

Dopo un testa a testa durato tutta la notte, i liberal-conservatori di Mark Rutte hanno vinto, ma per un seggio soltanto, le legislative olandesi battendo i laburisti dell'ex sindaco di Amsterdam, Job Cohen. E nonostante l'estrema destra xenofoba di Geert Wilders sia diventata il terzo partito, potrebbe restare fuori dal governo. Con differenze così strette tra i partiti, l'unica maggioranza solida si avrebbe con l'alleanza tra i due partiti maggiori, ovvero liberali e laburisti, assieme a democristiani e centristi, per quello che già in passato è stato chiamato “governo di unità nazionale” o “coalizione viola”. A scrutinio praticamente finito - 411 seggi su 431 – i liberali (Vvd) hanno conquistato 31 seggi sui 150 della Camera bassa, contro i 30 del partito laburista (Pvda). Spetterà dunque al loro leader Rutte prendere l'iniziativa per formare la prossima coalizione di governo che lo vedrà diventare il primo premier liberale dopo quasi 100 anni. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza) 

 

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 161 

 

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