Afghanistan: decine di morti in un attacco a Kandahar
''La questione di inviare più soldati in Afghanistan non è assolutamente in agenda''.
Così il premier britannico David Cameron ha scartato ogni ipotesi su un rafforzamento
del contingente di Londra nel Paese asiatico. Lo ha fatto nel corso della sua visita
a sorpresa ieri a Kabul, la prima da quando è a capo del governo britannico. Intanto
i talebani hanno respinto le accuse per l’attacco durante un ricevimento di matrimonio
di un poliziotto, che ieri ha provocato almeno 40 morti e decine di feriti nella zona
di Kandahar. Proprio nella regione l’offensiva lanciata dalla Nato contro i guerriglieri
procede più lentamente del previsto, al fine di assicurare un maggiore appoggio delle
forze locali, ha detto Stanley Mc Chrystal, comandante delle forze dell’Alleanza atlantica
in Afghanistan. Il generale è intervenuto alla conferenza della Nato in corso a Bruxelles,
dove i rappresentanti dei Paesi membri devono pure affrontare una pesante emergenza
finanziaria. I problemi economici giungono in un momento in cui la Nato in Afghanistan
registra un allarmante aumento di perdite umane. Sulle ragioni di queste difficoltà,
Giada Aquilino ha intervistato Arduino Paniccia, docente di Studi strategici
all’Università di Trieste:
R.
– A mio parere, la strategia in Afghanistan non è coordinata. Il governo afghano sta
sostanzialmente cominciando ad individuare una nuova strategia per i talebani. La
Nato ha delle difficoltà anche di ordine economico e di risorse. Il presidente Obama,
dal canto suo, ha insistito che nel luglio 2011 dovrà iniziare il ritiro. Quindi,
posizioni differenziate delle quali ovviamente si approfittano bande di criminali,
talebani e terroristi.
D. – Proprio il fatto che alle
difficoltà sul terreno si affianchino anche le emergenze dal punto di vista finanziario
può far pensare a delle ripercussioni sul terreno?
R.
– Già nella Conferenza di Londra, del febbraio scorso, i rappresentanti della Nato
avevano messo in evidenza che tutte le risorse per raggiungere risultati non potranno
essere ricavate dall’Alleanza atlantica. Era emerso un ruolo molto defilato delle
Nazioni Unite: non va dimenticato, però, che fu una risoluzione dell’Onu a portare
le truppe in Afghanistan. E naturalmente, analoghi problemi hanno gli Stati Uniti.
L’Unione Europea non appare in questo momento, fronteggiando una grande crisi economica,
in grado di fornire più di tante risorse. Non credo, comunque, che vi sia nell’immediato
il pericolo di un abbandono del territorio afghano. Tuttavia va trovata una soluzione,
perché la vicenda della guerra in Afghanistan non può essere protratta all’infinito.
Il presidente Karzai sta cercando di trovare una strada “autonoma” e la recente destituzione
del capo dei servizi afghani e del ministro degli Interni rientra in questa strategia:
considerati troppo legati alla Nato e agli americani, sono stati praticamente messi
da parte. Il presidente Karzai tenta ora di formare una commissione neutrale che,
in qualche modo, apra un tavolo di trattative con i talebani.
D.
– Il conflitto in Afghanistan per gli Stati Uniti ha superato - come tempi - quello
in Vietnam. Da Kabul, il premier britannico Cameron ha scartato ogni tipo di ipotesi
sull’invio di rinforzi britannici in Afghanistan. Cosa accadrà allora per le truppe
già schierate?
R. – I rinforzi americani, anche se con
il contagocce, continueranno. Certamente sarà molto più difficile per gli inglesi.
Tuttavia, pure sul fronte talebano vi sono dei grandi problemi e il fatto che anche
i più duri e intransigenti comincino ad appoggiare l’ipotesi di un tavolo di trattativa
fa pensare che entrambe le parti stiano veramente cercando, forse per la prima volta,
una soluzione non militare.