2010-06-09 15:43:06

Nuove misure per arginare la crisi europea: maggiori poteri ad Eurostat


L’Europa ha lanciato nuove riforme interne per tentare di ridare fiducia ai mercati e fronteggiare il pericolo di nuove crisi economiche. L’iniziativa varata dall’Ecofin, riunito ieri a Lussemburgo, prevede maggiori poteri per Eurostat sulla verifica dei dati statistici che arrivano dai Paesi membri dell'Unione Europea. Il via libera al ruolo accresciuto e preventivo dell'Ufficio statistico dei 27 punta ad evitare il ripetersi di quanto accaduto nei mesi scorsi con la Grecia, che aveva manipolato i dati inviati a Bruxelles per accelerare il suo ingresso nell'euro. Ce ne parla Laura Serassio:RealAudioMP3

 

La riforma del Consiglio Ecofin fa di Eurostat il vero e proprio controllore dello Stato delle finanze dei Paesi membri. Ora la crisi greca ha mostrato a cosa possono portare delle statistiche falsate e il rigore diventa d’obbligo. A sperimentarlo, come annunciato ieri dal commissario degli affari economici e monetari Olli Rehn, potrebbe essere a breve la Bulgaria, Paese su cui l’esecutivo comunitario nutre dei dubbi in quanto alla veridicità dei dati statistici forniti. L’altro Paese europeo sotto osservazione in questi giorni, l’Ungheria, ha annunciato ieri un piano per rilanciare l’economia e stabilizzare le finanze. La grande manovra da un miliardo e mezzo di euro taglia la spesa pubblica riducendo stipendi e liquidazioni dei dipendenti pubblici e il 15 per cento del finanziamento statale ai partiti. Nell’ottica della crescita prevede anche più tasse per banche e società di assicurazioni riducendole invece per le imprese. 



I piani di austerità per fronteggiare la crisi del debito nei singoli Stati membri non hanno risparmiato neppure i lavoratori del settore pubblico spagnolo che ieri sono scesi in piazza per protestare contro i tagli agli stipendi. Il governo Zapatero è impegnato in un duro confronto con i sindacati, che minacciano di proclamare lo sciopero generale contro il piano anticrisi da 65 miliardi che Madrid si appresta a completare. Sulle recenti iniziative europee e sulle manovre interne ai 27, Stefano Leszczynski ha intervistato Adriana Cerretelli, corrispondente de “Il Sole24Ore” da Bruxelles.RealAudioMP3

 

R. - Questo permetterà, almeno sulla carta, di evitare che in futuro possano crearsi degli altri casi-Grecia, evitando in sostanza di farsi sorprendere dalla politica dissennata o fraudolenta di alcuni Stati membri. A parte queste riforme che l’Europa vuole accelerare proprio per dare dei segnali rassicuranti ai mercati, c’è l’altro aspetto che è quello dell’accelerazione delle misure di consolidamento dei conti pubblici. In sostanza, la crisi finanziaria e gli aiuti che sono stati dati al settore bancario e al tempo stesso la recessione hanno fatto sì che in Europa ci sia stata un’esplosione dei deficit e dei debiti pubblici.

 

D. - Si sta riproponendo un solido asse franco-tedesco, quasi un classico nei momenti di difficoltà?

 

R. - Diciamo che l’asse franco-tedesco in questa crisi è stato un po’ ballerino, proprio perché oggi Francia e Germania in un’Europa a 27 non rappresentano più la sintesi di tutti gli interessi in gioco. L’asse franco-tedesco dove è più fragile è sull’altro fronte, che è quello della governance economica.

 

D. - Tutte le politiche di austerity che i singoli Stati hanno dovuto varare hanno pesato fortemente su i cittadini europei. Tutto questo non rischia di scatenare un’ondata di antieuropeismo dal basso?

 

R. - Io penso che il rischio ci sia e che sia un rischio molto forte di ripiegamento sul proprio confine nazionale. Al tempo stesso, però, tutti si rendono conto che un’eventuale crisi seria dell’euro non è nell’interesse di nessuno. Le pubbliche opinioni, proprio per le difficoltà economiche e sociali che stanno attraversando, sono la grande incognita di questo gioco. Bisognerà ora vedere se la comunicazione del perché questi sacrifici siano necessaria sarà sufficiente a convincere le pubbliche opinioni. Altrimenti è molto probabile che queste ondate di sciopero si moltiplicheranno; questo certo non farà bene alla stabilità dell’economia e della politica europea.








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