La Giornata mondiale degli oceani e la lotta contro la marea nera
Gli oceani giocano un ruolo chiave nella nostra vita quotidiana e la loro ricca biodiversità
va difesa dallo “sfruttamento eccessivo”, dal “cambiamento climatico” e “dall’inquinamento
derivante da attività e materiali pericolosi”. Lo scrive il segretario generale dell’Onu,
Ban Ki-moon, per ricordare l’odierna Giornata mondiale degli oceani. Le parole del
capo del Palazzo di vetro assumono particolare rilievo in un momento in cui, nel golfo
del Messico, si consuma la lotta per arginare la marea nera che dal 20 aprile sta
devastando un’area di 320 Km. Intanto, gli sforzi per contenere la fuoriuscita di
greggio cominciano a dare dei risultati. Il dispositivo collocato dalla British Petroleum
sulla conduttura danneggiata starebbe intercettando quasi un terzo della perdita.
Massimiliano Menichetti ne ha parlato con Paola Del Negro dell’Istituto
nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale di Trieste:
R.
– Il danno è notevole a tutti i livelli della rete trofica marina, sia per quanto
riguarda gli organismi che normalmente vivono lungo la colonna d’acqua, che per gli
organismi che sono più costieri e più fissi al substrato. Sopravvivono soltanto coloro
i quali sono in grado di utilizzare questa risorsa organica. Alcuni batteri riescono
ad utilizzarla e quindi a sopravvivere. Ovviamente, però, sono pochissimi. Al di là
del danno e del depauperamento di tutta la comunità, operiamo anche un’azione di fortissima
selezione della biodiversità.
D. – Fino
ad ora sono stati utilizzati oltre 3,5 milioni di litri di solventi...
R.
– Sì, anche questi esercitano un impatto, perché sono sostanze alle quali gli organismi
non sono abituati e hanno di sicuro degli effetti tossici su di essi. Per cui, il
problema è ad ampio spettro e non soltanto legato alla fuoriuscita del greggio, ma
anche a tutto ciò che viene fatto per ostacolarla e anche a tutta la degradazione
che avviene quando questa grande quantità, che normalmente sta nel sottosuolo, viene
riportata a contatto con l’ossigeno.
D.
– La marea nera avrebbe un fronte costiero lungo 320 km, quanto tempo ci vorrà per
ripristinare l’ecosistema marino?
R.
– Ci vorrà moltissimo tempo. Non riusciamo a prevederlo, anche perché non abbiamo
dei modelli per delle quantità che possano darci delle risposte per dei fronti così
ampi. Io penso che siamo più vicini ai decenni che agli anni. Il danno ecosistemico
è enorme, gravissimo, senza parlare di quando questa massa si sposterà e si arriverà
in aree i cui ecosistemi sono ancora più fragili.
D.
– Ci sono anche delle contaminazioni a livello alimentare? Entra nella catena alimentare?
R.
– Assolutamente. Si sviluppano organismi che sono in grado di degradare queste molecole
e quindi di assimilarle: assimilano parti di molecole e queste, a loro volta, venendo
mangiati possono trasferire sostanze che possono essere tossiche. Poi, tra l’altro,
per il trasferimento in organismi marini, non ci sono moltissimi studi che parlano
di sostanze che si accumulano in organismi marini, sono molto più studiati generalmente
gli organismi terrestri.
D. – Quindi,
si aprono tutta una serie di interrogativi che per ora potrebbero anche non avere
una risposta...
R. – Certamente sì.
Il livello previsionale è catastrofico, però penso che la ricerca debba in questo
momento lavorare parecchio per cercare di capire effettivamente ciò che realmente
sta succedendo.