2010-06-08 08:06:53

Israele verso un'inchiesta nazionale sul blitz pro Gaza


Ancora nessuna soluzione alla crisi su Gaza, seguita al blitz israeliano contro la flottiglia pro palestinese, che la scorsa settimana ha provocato la morte di nove attivisti. Il premier dello Stato ebraico Netanyahu, dopo una riunione di due giorni del governo, prepara una commissione di inchiesta nazionale affiancata da due osservatori stranieri, contrariamente a quanto invocato dall’Onu, che chiede un’indagine internazionale. Si fa intanto sempre più profonda la spaccatura con la Turchia e, nel quadro della controversia, si inserisce anche l’Iran. Sentiamo Graziano Motta: RealAudioMP3

La Mezzaluna rossa iraniana dunque ha deciso di inviare questa settimana delle imbarcazioni umanitarie a Gaza. La decisione giunge quando i Guardiani della rivoluzione, la forza d'elite della Repubblica Islamica, hanno espresso la loro disponibilità a scortare le navi di aiuti dirette verso la Striscia. Ce ne parla Marcella Emiliani, docente di Storia del Medio Oriente all’Università di Bologna-Forlì, intervistata da Giada Aquilino: RealAudioMP3

 
R. - I Pasdaran, i Guardiani della rivoluzione iraniani, intendono sfruttare il momento di forte isolamento internazionale d’Israele per attuare una sorta di provocazione, confondendosi nel “mucchio” dei pacifisti.

 

 
D. - In questi scenari si è aperta anche quella che i giornali hanno definito “una nuova fratellanza” tra Turchia e Gaza. Dove porterà?

 
R. - Bisogna considerare un fatto molto importante: sono tutti accomunati dall’appartenenza alla religione musulmana. Chiaramente, il premier turco Erdogan fa parte di un partito islamico e ha riallacciato molte della relazioni del governo di Ankara proprio sull’onda di questa fratellanza musulmana. Non dimentichiamo che la Turchia è un Paese Nato, quindi ha anche un peso internazionale molto forte e questa è una maniera per riportare a galla un problema che era totalmente sparito dall’agenda internazionale, ovvero il vergognoso blocco della Striscia di Gaza.

 
D. - Israele rimarrà fermo nel suo “no” ad un’inchiesta internazionale proposta dall’Onu o potrà tornare sui propri passi?

 
R. - Israele non accetterà, in nessun momento, con nessun governo, un’inchiesta internazionale sul proprio territorio. Non è un caso che gli Stati Uniti abbiano detto “sì” a un’inchiesta ma se condotta dagli stessi israeliani. D’altronde, ormai in Israele non fanno che succedersi commissioni d’inchiesta che verificano quanto di corretto o non corretto ci sia stato nel comportamento dell’esercito dello Stato ebraico. L’ultimo episodio è stato quello dell’operazione "Piombo fuso".

 
D. - Dopo questa crisi potrebbero cambiare gli equilibri in Medio Oriente?

 
R. - No, gli equilibri non cambieranno. Il problema serio, in questo momento, è che gli Stati Uniti hanno priorità diverse dalla risoluzione del conflitto arabo-israeliano. In campagna elettorale, Obama aveva promesso di occuparsi del problema del conflitto israelo-palestinese e, una volta insediato, a parte i problemi interni - dalla crisi economica all’attuale marea nera - ha dato la precedenza all’Afghanistan e all’Iraq.







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