Cipro e l'incoraggiamento del Papa a essere un cuore solo e un'anima sola. Intervista
a padre Umberto Barato
Una visita che ha lasciato un segno nei cuori dei cattolici e che certamente lo lascerà
anche nel cuore dei tanti cristiani interessati al dialogo ecumenico. E’ questo uno
dei sentimenti più diffusi nell’Isola di Cipro, dopo la recente visita apostolica
di Benedetto XVI. Un sentimento pienamente condiviso anche da padre Umberto Barato,
vicario patriarcale dei Latini a Cipro, che nell’intervista di Fabio Colagrande
esprime le impressioni ricavate dall’incontro della comunità ecclesiale cipriota con
il Papa:
R.
- E’ stata una visita breve e, allo stesso tempo, lunga. Breve perché il tempo era
limitato, ma lunga perché in questi avvenimenti il tempo sembrava essersi fermato.
Il Papa, in tutti i luoghi dove è stato, ha dato un accento semplice e, allo stesso
tempo, commovente e sentito da tutti. Questa è la mia impressione. Il Papa ha dato
la sua parola - vorrei dire - prudente, ma anche decisa in certi punti, riguardo soprattutto
alla vita sociale, alla vita politica e alla vita della nostra comunità, dato che
il motto della visita era preso dagli Atti degli Apostoli: "La comunità dei fedeli
era un cuore solo ed un’anima sola". Con questo in mente, il Santo Padre è riuscito
a dare veramente questo senso di unità, di partecipazione comune agli eventi e soprattutto
alla liturgia finale di domenica.
D. - Quale incoraggiamento
ha dato Benedetto XVI alle minoranze cattoliche locali, quella latina, quella maronita
e quella armena?
R. - Soprattutto ai maroniti che stanno
dall’altra parte, al nord dell’isola, ha offerto un momento di speranza e di fiducia
per una soluzione del problema di Cipro, in modo che tutti possano essere riuniti
e vivere insieme, come era prima. Ma poi ha dato anche una parola di incoraggiamento
e di consolazione alle migliaia di immigrati che sono qui e che formano le nostre
comunità, essendo la comunità latina molto esigua e che va spegnendosi un po’ alla
volta. Il Papa anche a loro ha portato una parola di incoraggiamento proprio perché
vivono lontani dalle famiglie, invitandoli a restare qui in questo Paese, che è un
Paese cristiano: questo fa sì che abbiano una vita più facile che non in altri Paesi.
D.
- Parlando nella Chiesa della Santa Croce, il Papa ha anche invitato i religiosi e
i sacerdoti che sono in Medio Oriente a non scoraggiarsi nonostante la fuga di tanti
cristiani e a restare in quelle terre. Un appello importante...
R.
- Sì. Questo è rivolto soprattutto al Medio Oriente, perché lì rappresenta un problema
molto grave. La Custodia in Terra Santa ha fatto dei passi molto importanti per cercare
di trattenere i cristiani nella terre di Palestina, di Giordania e di altri Paesi.
Qui, a Cipro, non c’è questo problema. A Cipro, il Papa ha cercato di dare impulso
alla nostra fede per essere testimoni presso gli altri, presso tutti del Vangelo di
Cristo e della persona di Cristo.
D. - Che impulso ha
dato l’incontro tra il Papa e l’arcivescovo Chrisostomos II alla comunione ecclesiale
con gli ortodossi nell’isola di Cipro?
R. - Penso sia
stato un segno venuto da Dio. Qui, c’è la buona volontà ad accostarci, di parlarci,
di dialogare. Sia il presidente Christofias, così come l’arcivescovo Chrisostomos
hanno espresso il loro desiderio di continuare in questo dialogo ed anche in questa
- possiamo dire - riconciliazione tra la comunità di Cipro e la Chiesa cattolica.
E’ un piccolo passo, ma è un passo in avanti che può darsi abbia influenza non soltanto
nelle Chiese di Cipro, ma magari anche in altre Chiese ortodosse.