Palestinesi uccisi a Gaza. L’Iran: invieremo navi umanitarie
E’ molto alta la tensione nella Striscia di Gaza, in seguito all’uccisione in mare
di alcuni palestinesi e ad un attacco aereo condotto dall'aviazione israeliana nel
nord della Striscia contro lanciatori di razzi. Quattro palestinesi sono morti. Da
parte israeliana non si segnalano perdite. In tutta la regione resta alta la tensione,
dopo il cruento blitz israeliano sulla nave turca Marmara di lunedì scorso. Il servizio
di Fausta Speranza:
L'episodio
più grave delle ultime ore è avvenuto nelle acque di Gaza, di fronte al campo profughi
di Nusseirat: un commando della marina militare israeliana ha intercettato un’imbarcazione
dove si trovavano uomini-rana palestinesi armati (e forse anche in possesso di esplosivo).
4 sono rimasti uccisi, due risultano dispersi. E c’è poi l’attacco dell'aviazione
israeliana nel nord della Striscia di Gaza, nella zona di Jabalya, che ha ferito due
persone. Secondo fonti militari a Tel Aviv, l’obiettivo erano miliziani in procinto
di lanciare razzi contro Israele. Secondo fonti locali, uno dei feriti è un miliziano,
l'altro è un manovale. Intanto si discute dell’inchiesta internazionale sul blitz
israeliano di lunedì scorso che l’Onu chiede a Tel Aviv. Il presidente francese Sarkozy
invita personalmente il primo ministro israeliano Netanyahu ad accettare "un’inchiesta
credibile e imparziale". La Turchia esclude normalizzazioni di rapporti con Israele
senza un’indagine internazionale. Ma Israele non sembra proprio intenzionato. Autorevoli
voci internazionali chiedono anche la fine dell’embargo su Gaza, deciso da Israele
dalla presa di potere nella Striscia di Hamas. E c’è da dire che la Mezzaluna
rossa iraniana fa sapere che invierà tre battelli di aiuti umanitari a Gaza "alla
fine della settimana". Con doni alimentari e volontari. Israele risponde: dall’Iran
ennesima provocazione.
La Mezzaluna rossa iraniana ha dunque deciso
di inviare questa settimana due imbarcazioni di aiuti umanitari a Gaza. La decisione
è stata resa nota dopo un incontro al ministero degli Esteri di Teheran. Solo ieri
i Guardiani della rivoluzione, la forza d'elite della Repubblica Islamica, avevano
espresso la loro disponibilità a scortare le navi umanitarie dirette verso la Striscia
di Gaza, qualora l'ayatollah Ali Khamenei desse l’ordine al riguardo. Ce ne parla
Marcella Emiliani, docente di Storia del Medio Oriente all’Università di Bologna-Forlì,
intervistata da Giada Aquilino:
R.
- I Pasdaran, i Guardiani della rivoluzione iraniani, intendono sfruttare il momento
di forte isolamento internazionale d’Israele per attuare una sorta di provocazione,
confondendosi nel “mucchio” dei pacifisti.
D.
- In questi scenari si è aperta anche quella che i giornali hanno definito “una nuova
fratellanza” tra Turchia e Gaza. Dove porterà?
R.
- Bisogna considerare un fatto molto importante: sono tutti accomunati dall’appartenenza
alla religione musulmana. Chiaramente, il premier turco Erdogan fa parte di un partito
islamico e ha riallacciato molte della relazioni del governo di Ankara proprio sull’onda
di questa fratellanza musulmana. Non dimentichiamo che la Turchia è un Paese Nato,
quindi ha anche un peso internazionale molto forte e questa è una maniera per riportare
a galla un problema che era totalmente sparito dall’agenda internazionale, ovvero
il vergognoso blocco della Striscia di Gaza.
D.
- Israele rimarrà fermo nel suo “no” ad un’inchiesta internazionale proposta dall’Onu
o potrà tornare sui propri passi?
R.
- Israele non accetterà, in nessun momento, con nessun governo, un’inchiesta internazionale
sul proprio territorio. Non è un caso che gli Stati Uniti abbiano detto “sì” a un’inchiesta
ma se condotta dagli stessi israeliani. D’altronde, ormai in Israele non fanno che
succedersi commissioni d’inchiesta che verificano quanto di corretto o non corretto
ci sia stato nel comportamento dell’esercito dello Stato ebraico. L’ultimo episodio
è stato quello dell’operazione "Piombo fuso".
D.
- Dopo questa crisi potrebbero cambiare gli equilibri in Medio Oriente?
R.
- No, gli equilibri non cambieranno. Il problema serio, in questo momento, è che gli
Stati Uniti hanno priorità diverse dalla risoluzione del conflitto arabo-israeliano.
In campagna elettorale, Obama aveva promesso di occuparsi del problema del conflitto
israelo-palestinese e, una volta insediato, a parte i problemi interni - dalla crisi
economica all’attuale marea nera - ha dato la precedenza all’Afghanistan e all’Iraq.