La Chiesa del Congo chiede giustizia per l’attivista Chebeya ucciso
La Conferenza episcopale congolese ‘condanna energicamente’ l’uccisione di Floribert
Chebeya, considerato uno degli attivisti per i diritti umani più impegnati nella Repubblica
Democratica del Congo, ed esige dal governo ‘un’inchiesta credibile affinché venga
fatta giustizia’. A questo appello dei vescovi, si associano anche l’Unione europea
e l’Onu, riferisce l’agenzia Fides, che ha raccolto la testimonianza di padre Loris
Cattani, missionario saveriano animatore della Rete Pace per il Congo: ‘Da molto tempo,
ormai, Chebeya riceveva minacce di morte’, ha raccontato. Quarantasette anni, originario
del sud Kivu dove imperversano i crimini dei gruppi armati contro i civili, presidente
dell’Organizzazione non governativa ‘La voce dei senza voce’, Chebeya era sparito
insieme con il suo autista la sera del primo giugno, dopo essersi recato a Kinshasa
per incontrare il generale John Numbi. Il suo cadavere ammanettato e con i pantaloni
abbassati, è stato ritrovato sul sedile posteriore della sua auto abbandonata, la
notte fra il 2 e il 3 giugno. Anche il suo autista è stato trovato morto. In passato
Chebeya era stato arrestato dalle autorità congolesi perché protestava contro il contratto
stipulato dal Congo con un’importante multinazionale francese accusata di sfruttare
le miniere di uranio del Katanga e responsabile, secondo lui, di gravi violazioni
dei diritti umani e di ingenti danni ambientali in altri Paesi come il Niger. Chebeya
pare stesse per presentare un rapporto sulla condizione delle carceri locali. (R.B.)