2010-06-05 15:47:57

Beatificazione di padre Popiełuszko. Mons. Amato: le ideologie passano, la fede resta


Per la Polonia oggi è vigilia di una grande festa della fede: domani, a Varsavia, l’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, proclamerà Beato il Venerabile Servo di Dio e martire, Jerzy Popiełuszko, il sacerdote polacco barbaramente assassinato nel 1984 dal regime comunista del suo Paese. Il servizio di Alessandro De Carolis: RealAudioMP3

 

E’ banale ritenere che un uomo mite non possa essere un uomo coraggioso. La Polonia ha avuto un uomo così. Lo ha amato in vita, pianto con strazio quando lo ha saputo morto, e poi venerato con una devozione così piena di calore che l’onore degli altari di domani servirà a rendere ancora più evidente. Padre Jerzy Popiełuszko vive da 26 anni nella memoria e nel cuore dei polacchi, dopo essere vissuto fra loro per 37. La sua storia, dal 1947 al 1984, è la storia di tanti preti polacchi che, negli anni della dittatura comunista, issarono la bandiera della fede più in alto di quella dell’ideologia. Che violarono legacci e bavagli di un potere violento e repressivo per annunciare, nel nome di Cristo, che l’uomo è fatto per la libertà e la giustizia. Su questo aspetto, intervistato da Roberto Piermarini, si sofferma l’arcivescovo Angelo Amato, che domani beatificherà il sacerdote polacco:

  

“Vorrei insistere sul messaggio universale del Servo di Dio Jerzy Popiełuszko, che è quello della fraternità tra gli uomini; del rispetto della dignità di ogni persona umana, anche piccola, indifesa, inerme; della libertà di coscienza, che nessun regime e nessuna ideologia deve violare. L’esperienza tragica del secolo scorso insegna: i regimi e le ideologie passano come tempeste violente, lasciando macerie fisiche e spirituali, mentre la fede cristiana, radicata sul Vangelo, rimane e porta gioia, pace e concordia”.  

 

Tutti questi valori dal 1980 padre Popiełuszko ha cominciato a trasmetterli agli operai che assiste come cappellano in fabbrica, che affollano le sue “Messe per la Patria”, che da quel prete mite e non proprio in salute, ma con un coraggio forgiato nell’acciaio, traggono forza per rivendicare diritti negati al grido di Solidarność. E’ banale ritenere che un prete mite non possa essere un prete coraggioso, soprattutto se – come rivelerà sua mamma – si ha per modello un altro gigante come padre Massimiliano Kolbe. E come il religioso francescano, martire ad Auschwitz, anche padre Jerzy va incontro al destino che ogni totalitarismo decreta per chi alimenta idee “vietate”: la morte. E quella riservata al giovane prete, il 19 ottobre 1984, sarà di disumana brutalità: rapito, torturato e annegato nella Vistola, che ne restituirà il corpo martoriato solo dieci giorni dopo. Ancora mons. Amato: 

 

“Visitando più volte il museo dei suoi ricordi, mi ha commosso fino alle lacrime la foto del suo volto sfigurato e insanguinato. Era il volto di Gesù crocifisso, senza più forma né decoro. I suoi carnefici non solo l’hanno ucciso ma lo hanno profanato. I pianti di mille mamme non basterebbero a lavare questo orrendo misfatto. Eppure egli predicava la carità fraterna e invitava alla preghiera per i suoi persecutori”.

 

 

Quattrocentomila persone partecipano ai suoi funerali. Una massa che quel giorno offre il primo segno della venerazione che fluirà ininterrotta sulla tomba di padre Jerzy, abbracciata da Giovanni Paolo II il 14 giugno 1987. Guardando alla figura di questo straordinario sacerdote mons. Amato definisce la sua Beatificazione nell’Anno sacerdotale “una vera eleganza della Divina Provvidenza”:

  

“La Beatificazione del Servo di Dio Jerzy Popiełuszko corona magnificamente l’anno sacerdotale. La Chiesa propone al mondo intero la figura di un suo figlio eroico, ministro fedele del Vangelo di Gesù Cristo. Il suo programma sacerdotale – “vincere il male con il bene” – è il grande messaggio che Padre Popiełuszko consegna ai sacerdoti. È un messaggio di pace, di fraternità, di amore. Il martire cristiano non odia ma ama e prega anche per i suoi carnefici. È questa la novità eterna del Vangelo di Gesù Cristo, che genera la civiltà dell’amore”.








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