2010-06-04 16:11:12

Un'altra nave di Freedom Flottilla verso Gaza


Sempre alta la tensione in seguito al blitz israeliano contro Freedom Flottilla, la flottiglia internazionale, carica di aiuti diretti a Gaza. Un'altra nave, la Racchel Corrie, è al largo di Gaza dove vorrebbe giungere domani. Le autorità di Ankara hanno confermato i nove morti, di cui otto turchi e un americano, minacciando di rivedere le relazioni con il Paese ebraico. Esclusi altri dispersi, mentre un aereo-ambulanza turco riporterà in patria i 5 feriti rimasti ancora in territorio israeliano. In mattinata il presidente iraniano Ahmadinejad ha minacciato la “morte del regime sionista”. “Israele si avvia a scomparire”, ha invece affermato la Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei. Sul terreno, intanto, stanotte due razzi palestinesi hanno colpito il territorio israeliano senza provocare vittime, mentre i soldati vigilano la spianata delle moschee a Gerusalemme nel timore di disordini in occasione delle preghiere islamiche del venerdì. Ma sulla situazione a Gaza, dopo l’attacco alla flottiglia pro-palestinese, ascoltiamo la testimonianza di Claudette Habesch, segretario generale di Caritas Gerusalemme, raggiunta telefonicamente in Medio Oriente da Giada Aquilino:RealAudioMP3

 

R. – It is unbelievable what is happening …

E’ incredibile quello che sta accadendo e come il mondo accetti quello che sta accadendo a Gaza oggi. Il blocco di Gaza esiste ormai da più di tre anni e un milione e mezzo di persone vive in una grande prigione a cielo aperto, senza le necessità primarie della vita di tutti i giorni.

 

 

D. – Cosa serve alla popolazione di Gaza?

 

 

R. – Everything. They need first ...

Tutto. Necessitano in primo luogo del rispetto della loro dignità, della libertà, di aprire questa grande prigione per essere in grado di lavorare e guadagnarsi da vivere con dignità. Oggi Gaza ha bisogno dell’aiuto umanitario, di cibo, di materiale igienico, della possibilità di ricostruire le case demolite a causa della recente guerra. Nel dicembre 2008 c’è stata a Gaza l’operazione “Piombo fuso”, durata 22 giorni. Molte abitazioni sono state totalmente distrutte. Ci sono ancora oggi famiglie che vivono nelle tende o con amici o parenti. Vogliamo aiutare queste persone ad essere in grado di vivere una vita normale, ma non è possibile perché Israele non permette che i beni necessari entrino a Gaza. E’ vero che alcuni prodotti sono ormai reperibili perché arrivano illegalmente attraverso i tunnel, ma qualsiasi cosa si riesca a trovare a Gaza ha prezzi proibitivi e la maggior parte delle persone non può permettersela.

 

 

D. – Il Papa ancora una volta ha esortato al dialogo per risolvere la crisi a Gaza. Come è possibile?

 

 

R. – Dialogue is very important …

Il dialogo è davvero molto importante. In fin dei conti, israeliani e palestinesi sono due popoli che devono riconoscersi l’un altro, rispettarsi l’un l’altro ed imparare a condividere questa terra e vivere in pace. Credo ancora nella necessità di negoziati e nella necessità del dialogo, ma dovrebbe pure esserci l’intenzione di trovare soluzioni definitive così che entrambi i popoli, gli israeliani e i palestinesi, possano vivere in pace.








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