Rapporto Sipri: la crisi economica non fa calare la spesa per le armi
La crisi economica globale non tocca le spese per gli armamenti che continuano inesorabilmente
ad aumentare: è quanto emerge, non senza destare preoccupazione, dal rapporto annuale
sugli armamenti, il disarmo e la sicurezza internazionale, elaborato dall’Istituto
di ricerca internazionale sulla Pace di Stoccolma (Sipri). Questi alcuni dati riportati
dall’agenzia Misna: le spese economiche per gli armamenti sono aumentate del 5,9%
nel 2009 e del 49% negli ultimi dieci anni, totalizzando una somma complessiva di
1531 miliardi di dollari spesi. In particolare, sono gli Stati Uniti ad aver aumentato
più di tutti i fondi a disposizione delle armi e ad aver effettuato il 43% delle transazioni
totali. Il Sipri, nel suo rapporto, ha analizzato anche le operazioni di pace presenti
in varie parti del mondo: anche qui sono gli Usa il Paese più impegnato, specialmente
in Afghanistan, dove ha raddoppiato il numero di uomini, anche se, intorno all’argomento,
emerge un crescente senso di sconfitta e l’idea che una soluzione definitiva del conflitto
si possa raggiungere non attraverso la presenza militare, bensì attraverso l’allargamento
del dialogo politico. Complessivamente, comunque, le spese per le operazioni di pace
ammontano a oltre 9 miliardi di dollari ripartiti in 54 aree operative, con il coinvolgimento
di oltre 200mila persone, tra militari e civili: sono le cifre più elevate di tutti
i tempi. Il Sipri segnala, infine, l’esistenza di 7500 testate nucleari che fanno
capo a otto Paesi (Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia, India, Pakistan
e Israele), 2000 delle quali potrebbero essere lanciate nel giro di pochi minuti.
(R.B.)