Indonesia: cristiani protestano all’Onu per la chiusura della loro chiesa
I seguaci della Yasmin Church, si appelleranno alle Nazioni Unite contro la decisione
delle autorità di Bogor di chiudere la loro chiesa. Le autorità da tempo cercano di
impedire manifestazioni pubbliche della fede cristiana nella zona, cedendo alle pressioni
di islamici estremisti. Ma i cristiani rivendicano il diritto di professare la fede
dove abitano, a costo di pregare in strada. La decisione - riferisce l'agenzia AsiaNews
- è stata presa ieri. I pastori Ujang Tanusaputra e Diah Renata Anggraeni, dirigenti
della Yasmin Church, hanno ribadito in conferenza stampa che l’Imb (il permesso legale
di stabilire un edificio di culto) è stato loro rilasciato dal capo dell’amministrazione
di Bogor sin dal 2006, per ricostruire la nuova chiesa e altri edifici per le attività
del gruppo. Ma in seguito le autorità municipali di Bogor hanno iniziato a discriminarli,
fino all’ordine del 12 marzo di sospendere qualsiasi attività della chiesa. La decisione
della Yasmin Church è sostenuta da vari gruppi pro-diritti umani. Alexander Paulus,
dell’Human Rights Working Group, spiega che “i funzionari di Bogor non solo hanno
danneggiato proprietà della chiesa nell’area e il suo edificio, ma hanno anche dissestato
il luogo per impedire ai fedeli di tenere ancora i loro servizi religiosi”. La Chiesa
in costruzione si trova nel cosiddetto complesso Yasmin Garden; sopra un’area di 1.700
metri quadrati i cristiani hanno realizzato anche altre costruzioni utili per le loro
opere, fino all’ordine di sospensione del 12 marzo. La presa di posizione delle autorità
comunali è giunta dopo una serie di proteste di gruppi musulmani estremisti, come
lo Hisbut Tahrir Indonesia e l’Islamic Defender Front, che accusano i cristiani di
“proselitismo” e si oppongono a qualsiasi costruzione e manifestazione pubblica della
loro fede. A fine aprile migliaia di estremisti hanno assalito e appiccato il fuoco
a un complesso cristiano a Bogor, opponendosi alla costruzione di un centro educativo,
con l'accusa che si voglia invece realizzare un luogo di preghiera. (R.P.)