Benedetto XVI oggi a Cipro per la prima visita di un Papa nell'isola
Benedetto XVI sarà oggi a Cipro, primo Papa in assoluto a visitare l’isola. La partenza
alle 9.30 da Fiumicino, l’arrivo all’aeroporto internazionale di Paphos nel sud-ovest
dell’isola alle ore 14 locali, le 13 in Italia. La prima tappa del Papa fa memoria
di san Paolo che annunciò il Vangelo in quella città sul mare incontrando anche ostilità,
poi il trasferimento a Nicosia, la capitale. Molti i motivi che portano Benedetto
XVI in terra cipriota e molte le attese per un evento “storico” che farà parlare di
Cipro i mass-media internazionali. Sull’attesa dell’arrivo del Papa pesa intanto
la tragica notizia dell’uccisione ieri in Turchia di mons. Padovese. Ma sentiamo la
nostra inviata a Cipro, Adriana Masotti.
Che questo viaggio
apostolico “sia ricco di frutti spirituali per le care comunità cristiane del Medioriente”,
è l’auspicio di Benedetto XVI per la sua visita a Cipro dove incontrerà e pregherà
con i fedeli cattolici e ortodossi e consegnerà l’Instrumentum laboris per il prossimo
Sinodo per il Medioriente. Comunità scioccate dall’uccisione di mons. Padovese, ennesimo
episodio di violenza, ancora non del tutto chiarito. Il Papa ritorna dunque, dopo
il pellegrinaggio in Terra Santa, in una regione particolarmente tormentata. Cipro
è un Paese diviso tra il nord occupato nel 1974 dall’esercito turco, autoproclamato
nell’83 “Repubblica turca di Cipro Nord”, dove vivono turchi-ciprioti, musulmani,
e il sud, la “Repubblica di Cipro” con greco-ciprioti a maggioranza ortodossi, economicamente
più sviluppata e dal 2004 nell’Unione Europea. A dividere in due l’isola una linea
di demarcazione con una zona cuscinetto controllata dai soldati dell’ONU. Proprio
all’interno di quest’area soggiornerà il Papa che vedrà dunque i segni concreti del
conflitto. La speranza è che la presenza del Papa incoraggi i negoziati in corso,
da poco ripresi, tesi ad una qualche riunificazione del’isola. I mass-media locali
danno risalto alla visita del Papa, portatore di pace e di giustizia; 500 gli accrediti
stampa, per cattolici e ortodossi, molti dei quali non conoscono Benedetto XVI, è
un onore poterlo ricevere.
Il viaggio apostolico di Benedetto
XVI a Cipro rappresenta un’ideale prosecuzione del suo pellegrinaggio un anno fa in
Terra Santa e dimostra il costante interesse del Papa per le comunità cristiane del
Medioriente. A Cipro, Benedetto XVI consegnerà ai vescovi della regione l’Instrumentum
Laboris, tappa importante verso il Sinodo per il Medioriente. Tra essi ci sarà anche
il Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal. Adriana Masotti
lo ha intervistato:
R.
– Siamo francamente felici di vedere il Santo Padre visitare nuovamente la Terra Santa,
di visitare di nuovo il Patriarcato latino, visto che l’isola di Cipro è parte integrante
del Patriarcato latino di Gerusalemme. Siamo felici, è un segno in più della sua sollecitudine
e preoccupazione per questa terra, senza dimenticare l’aspetto della comunione, l’aspetto
dell’ecumenismo, che con questo gesto lui compie, sia con le autorità ortodosse e
religiose cipriote che quelle civili. Siamo molto, molto felici. Cipro ha una cosa
in comune con Gerusalemme: i muri che stanno a due passi da qui, che separano l’isola
in due parti, nord e sud. Noi siamo abituati a questi muri di vergogna che separano
la gente, le famiglie, le proprietà, le parrocchie, i preti, i parrocchiani. E’ un
dramma che continua. Noi non dimentichiamo che siamo ancora una Chiesa del Calvario
e la Croce ormai è il nostro pane quotidiano, senza dimenticare che il Calvario non
è lontano da una tomba vuota. Siamo la Chiesa della Resurrezione e della speranza.
Tocca a noi, capi religiosi, insieme al Santo Padre, incoraggiare la gente a non aver
paura, ad andare avanti. C’è una dimensione spirituale, c’è un Dio che è con noi,
che ci ama, che ci perdona. Non dobbiamo avere paura. D'altra parte l’attacco di Israele
non ha fatto altro che aggravare la situazione. Il buon senso manca totalmente lì.
Se la gente vede che la politica è fatta solamente da reazioni di paura, non possiamo
fare niente. Manca la pace, manca la fiducia, manca la buona volontà e forse tocca
a noi e a loro, alla comunità internazionale, fare qualcosa per creare una mentalità
di pace, per cambiare il modo di pensare e non avere paura della pace. Finora, alcuni
hanno più paura della pace che della guerra. Eppure la pace è bella, ne abbiamo bisogno
e merita tutti i nostri sacrifici.
Ma cosa si attende dal Papa
la comunità cattolica di Cipro? Adriana Masotti lo ha chiesto a padre Umberto
Barato, vicario patriarcale dei Latini a Cipro:
R.
- Ci confermerà nella nostra fede cattolica, ci confermerà nel valore che ha il Papato
nella Chiesa e nell’unità di tutti noi con il vicario di Cristo, che è padre più che
capo. Io penso che lui venga qui da padre e noi possiamo considerarci dei figli e
delle figlie davanti a lui. Quindi, che lui ci dia questa parola che confermi la nostra
fede, che la aumenti se è possibile e nello stesso tempo anche che dia a questa gente
e agli immigrati una parola di consolazione, soprattutto agli immigrati. Io metto
sempre l’accento su di loro, perché sono - diciamo così - i più infelici anche, i
più isolati, quelli che sono lontani fisicamente dalle loro famiglie.
D.
- L’edificio che ospiterà il Papa a Nicosia è un convento francescano dove risiede
anche il nunzio apostolico e si trova nella cosiddetta zona cuscinetto controllata
dai soldati dell’Onu. Il Papa affacciandosi vedrà la zona nord della città, quella
al di là della linea di demarcazione, che taglia il paese. Pensa che sarà un impatto
forte?
R. - Penso di sì. Anche qui gli
edifici davanti alla Chiesa sono lasciati un po’ come sono, cioè semidistrutti, semicadenti:
così potrà vedere com’è la situazione. L'ho sentito dire dai soldati dell'Onu... C’è
l’urgenza di trovare una soluzione tra le due parti, affinché non ci sia più questa
grande divisione, e lui dirà senz’altro una parola anche su questo, non una parola
per risolvere il problema, ma certamente d’incoraggiamento per i due capi che si incontrano.
D.
- Voi avete speranza in questo?
R. -
Certo, la speranza c’è sempre. Dobbiamo andare avanti, anche se ci sono difficoltà
da una parte e dall’altra, per trovare una soluzione.