2010-06-03 14:10:21

L'ecumenismo riparte da Edimburgo a cento anni dalla Conferenza missionaria mondiale


Ad Edimburgo, proseguono i lavori della Conferenza missionaria mondiale che riunisce nella capitale scozzese leader di tutte le confessioni cristiane per una riflessione sull’evangelizzazione nel nostro tempo. L’evento, che si concluderà domenica prossima, celebra il centenario della prima Conferenza missionaria mondiale. La nostra inviata, Philippa Hitchen, ha intervistato Teresa Francesca Rossi, vicedirettore del Centro Pro Unione e membro della delegazione cattolica ad Edimburgo, sul significato di questo avvenimento:RealAudioMP3

 

R. – Ci sono numerosissime forme e paradigmi di missione, oggi, perché è una missione contestuale e internazionale. Questa assemblea del 2010, rispetto a quella di 100 anni fa, ha la possibilità di un confronto molto più largo, in questo senso, e certamente questo sarà uno dei frutti forse più significativi di questa Conferenza. Credo che questo sia un frutto del cammino verso l’unità delle Chiese. In fondo, la cooperazione interconfessionale, anche nell’ambito missionario, ha significato un arricchimento reciproco, che oggi noi celebriamo in questa Conferenza. Dal 2005, si è aperta una fase molto più programmatica, più capillare, che ha visto la Chiesa cattolica presente in molti modi, attraverso il Consiglio generale. Fondamentalmente, il processo preparatorio aveva come scopo proprio quello di garantire una partecipazione capillare e un coinvolgimento che non riguardasse soltanto le Chiese in Scozia, ma la Chiesa nel mondo. La selezione di alcuni argomenti ha portato ai temi che saranno dibattuti in questi giorni: verificare il processo teologico, la riflessione teologica e la partecipazione, anche per dare spunti per la riflessione futura.

 

 

D. – Qual è la cosa che può davvero unire tutte queste forme diverse, per cercare di creare la visione di un futuro più unito?

 

 

R. – Lo Spirito Santo. Testimoniamo questa varietà di carismi e di idee nella Chiesa, ma direi lo Spirito Santo. Anche perché credo che emerga da tutte le discussioni, almeno nel processo preparatorio, la necessità di porre nuovamente al centro la persona. In fondo, si tratta – oltre che di portare l’annuncio di Cristo – di dare nuova vita all’annuncio cristiano, in modo più personale, più convinto. E questa è l’opera dello Spirito.

 

 

D. – C’è anche molto coinvolgimento delle culture locali, in questo processo…

 

 

R. – Sicuramente. Gli incontri come questo – gli incontri ecumenici internazionali – sono estremamente creativi, "colorati" in tutti i sensi, e sono una bellissima testimonianza che, tra l’altro, ha un impatto anche sulla società civile: credo che un evento come questo non passi inosservato dalla comunità civile, dalla comunità sociale. E questo è un elemento molto importante.








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