Gesù prese le distanze dalla concezione rituale della religione: così il Papa per
il Corpus Domini
“Gesù prese le distanze da una concezione rituale della religione: Egli ha veramente
sofferto e lo ha fatto per noi”. Così il Papa questa sera celebrando la solennità
del Corpo e Sangue di Cristo nella Basilica Lateranense. Al termine della Santa Messa
Benedetto XVI si è soffermato in preghiera davanti al Santissimo Sacramento. Il servizio
è di Paolo Ondarza:
Sacerdozio
ed Eucarestia, un legame stretto nel Nuovo Testamento. Lo ha ricordato Benedetto XVI
spiegando che “la forza divina del sacerdozio di Cristo trasforma l’estrema violenza
e l’estrema ingiustizia in atto supremo di amore e di giustizia”.
“Questa
è l’opera del sacerdozio di Cristo, che la Chiesa ha ereditato e prolunga nella storia,
nella duplice forma del sacerdozio comune dei battezzati e di quello ordinato dei
ministri, per trasformare il mondo con l’amore di Dio”.
Gesù
non era un sacerdote secondo la tradizione giudaica: la sua persona e la sua attività–
ha detto il Papa - non si collocano sulla scia dei sacerdoti antichi, ma piuttosto
in quella dei profeti.
Gesù prese le distanze
da una concezione rituale della religione, criticando l’impostazione che dava valore
ai precetti umani legati alla purità rituale piuttosto che all’osservanza dei comandamenti
di Dio, cioè all’amore per Dio e per il prossimo, che – come dice il Signore - “vale
più di tutti gli olocausti e i sacrifici”.
“Non
ha nulla dei sacrifici antichi la morte di Cristo: una condanna a morte, per crocifissione,
la più infamante, avvenuta fuori dalle mura di Gerusalemme”. Il sacrificio di Cristo
è offerta, preghiera, unione della sua volontà con quella del Padre. Vissuta in questa
preghiera, la tragica prova che Gesù affronta viene trasformata in offerta, sacrificio
vivente. Un sacrificio che comporta la sofferenza: Cristo – ha detto Benedetto XVI
– ha assunto la nostra umanità e per noi si è lasciato “educare nel crogiuolo della
sofferenza, si è lasciato trasformare da essa come il chicco di grano che per portare
frutto deve morire nella terra”.
E’ grazie
a questa trasformazione che Gesù Cristo è diventato “sommo sacerdote” e può salvare
tutti coloro che si affidano a Lui. La passione è stata per Gesù come una consacrazione
sacerdotale: Egli è divenuto sacerdote non secondo la Legge, ma in maniera esistenziale
nella sua Pasqua di passione, morte e resurrezione.
Nell’Eucaristia,
su cui la Chiesa medita, - ha concluso il Papa – Gesù ha anticipato il suo Sacrificio,
non rituale, ma personale.