Mons. Vegliò: aumenta lo sfruttamento dei migranti
“Rinnovare speranza. Ricercare giustizia”: questo il tema della Consultazione regionale
delle Conferenze episcopali delle Americhe in ambito di migrazioni, in programma da
oggi fino al 4 giugno a Washington, negli Stati Uniti. In apertura dei lavori, la
relazione – anticipata alla Radio Vaticana - dell’arcivescovo Antonio Maria Vegliò,
presidente del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti. Il servizio di
Roberta Gisotti.
“Migranti,
rifugiati e gente trafficata - sottolinea mons. Vegliò nel suo intervento - sono persone
come noi”, che però “devono scappare dalle loro case a causa di persecuzioni, mera
sopravvivenza oppure per cercare una vita migliore per sé e per le proprie famiglie”.
38 milioni oggi gli immigrati regolari solo negli Usa, 12 milioni quelli irregolari.
Se “la migrazione è fenomeno di ogni epoca”, osserva il capo del dicastero vaticano,
“il punto di partenza” per servire questi fratelli “ è di capire la loro situazione
in tutti i suoi risvolti (personali, sociali, economici e politici), alla luce della
Parola di Dio e di lasciarsi coinvolgere”, affrontando “anche quei fattori che causano
il loro sradicamento”. “L’impiego di persone nate fuori del Paese – riferisce ancora
il presule – è ad uno dei livelli più alti degli ultimi cento anni” nel Continente
americano. E, cambiamenti si notano ovunque “a partire dal rapido incremento della
lingua spagnola parlata nelle Chiese, dal lavoro pastorale che dipende molto dai sacerdoti
stranieri, fino alla concentrazione di ristoranti etnici in un determinato quartiere”.
Sono “ i segni esterni di una società che cambia”, che non rispecchiano però - aggiunge
mons. Vegliò – una crescita nell’accettazione dell’altro e una disponibilità a un
reciproco cambiamento, sia per chi arriva, che per la società che riceve”.
Ci
sono poi i rifugiati, gli Stati Uniti ne hanno accolti oltre 2 milioni negli ultimi
30 anni e nel biennio 2008-09 ne sono arrivati quasi 135 mila, sostenuti da un sussidio
governativo per un breve periodo, ma destinati in massima parte ad entrare nella categoria
dei poveri americani. E, ci sono anche le tante vittime del traffico di esseri umani,
a fini di sfruttamento sessuale, lavoro forzato, assoldamento di bambini soldato,
adozioni illegali, persone ingannate e sovente assoggettate a forme moderne di schiavitù.
Cosicché anche nei Paesi sviluppati sono riemerse situazioni di sfruttamento nel lavoro,
“contrarie ai più rudimentali principi di rispetto dei diritti umani”, tanto che –
secondo dati dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) - l’America Latina
dopo l’Asia detiene il più gran numero di lavoratori forzati, e mantiene forme di
diseguaglianza e discriminazione, specie riguardo le popolazioni indigene. Da qui
il monito di mons. Vegliò, che vale anche per la Chiesa e le organizzazione ecclesiali,
a “non distogliere i nostri occhi dal povero, ma di lasciarci spezzare il cuore e
frantumare il nostro mondo”.