2010-06-01 15:41:30

Il Consiglio Onu per i diritti umani condanna l'azione di Israele a Gaza


Il Consiglio dei diritti umani dell'Onu ha indetto per oggi pomeriggio una riunione urgente sull'attacco israeliano alla flottiglia di aiuti umanitari diretta a Gaza, che è costata la perdita della vita di 10 persone e molti feriti. Questa sera il primo ministro turco Tayyip Erdogan parlerà al telefono con il presidente Usa, Barack Obama, ed insieme discuteranno degli ultimi sviluppi della vicenda in cui è stata coinvolta innanzitutto la nave turca. Stanotte si è pronunciato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Ce ne parla nel servizio Fausta Speranza:RealAudioMP3  
“Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu è profondamente dispiaciuto per la perdita di vite umane e per i feriti provocati dall'uso della forza durante l'operazione militare israeliana in acque internazionali contro la flottiglia che stava navigando verso Gaza". Sono queste le parole che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha messo nero su bianco dopo la riunione straordinaria di oltre dodici ore. C’è una condanna per gli atti sfociati in violenze, che qualcuno avrebbe voluto articolata diversamente, e ci sono richieste ad Israele: rilascio immediato di navi e civili trattenuti; accesso delle rappresentanze diplomatiche per recuperare i cadaveri e i feriti il prima possibile; la rassicurazione che gli aiuti umanitari giungano a destinazione. L’Onu inoltre chiede un'inchiesta completa sugli eventi ma torna anche a chiedere la piena applicazione delle Risoluzioni 1850 e 186. Il grave episodio di ieri ha avuto luogo quando stavano entrando nel vivo i negoziati indiretti per la ripresa del processo di pace israelo-palestinese. La preoccupazione è che dopo il lungo stallo dal 2008 si ripiombi nell’impasse. Intanto, ogni Paese si occupa dei connazionali trattenuti: gli italiani, che sono sei e non 4 come precedentemente detto, potranno incontrare solo oggi i rappresentanti del Consolato italiano a Tel Aviv. Insieme, con altri di altre nazionalità sono detenuti in Israele in attesa della pronuncia di un tribunale, essendosi opposti all’immediato provvedimento amministrativo di rimpatrio. Resta da dire che Israele continua a difendere l’azione militare come l’unica possibile di difesa vista l’accoglienza violenta al primo soldato sbarcato su un’imbarcazione. E che gli attivisti giurano: nessuno era armato".







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