Il cardinale Vallini ai funerali di don Mario Picchi: è stato un "amico e padre",
che ha creato "progetti di redenzione umana". Il ricordo commosso di don Ciotti
Una grande folla commossa ha partecipato questa mattina alle esequie di don Mario
Picchi, il fondatore del Ceis, il Centro italiano di solidarietà, scomparso sabato
scorso all'età di 80 anni. A presiedere i funerali, nella Basilica di San Giovanni
in Laterano, è stato il cardinale vicario, Agostino Vallini, il quale ha definito
don Picchi un sacerdote che "ha accolto tutti", che "si è immedesimato nelle sofferenze
dei giovani e si è fatto amico e padre", creando e portando avanti con amore "progetti
di redenzione umana". A ricordarne la figura, al microfono di Roberta Gisotti,
è un altro sacerdote, don Luigi Ciotti, da lunghi anni impegnato come don Picchi
sulle frontiere del disagio sociale:
D.
– Don Luigi Ciotti, la sua vita e quella di don Mario Picchi sono scorse parallele.
Alla fine degli anni ’60, lei a Torino, lui a Roma, avete avvertito l’esigenza di
essere accanto a chi soffre, in particolare accanto a chi vive il dramma della tossicodipendenza.
Che cosa vi ha accomunato in quegli anni lontani e che cosa vi ha poi unito nel vostro
percorso di vita, nel vostro percorso sacerdotale?
R.
– La strada è stata la nostra grande protagonista, perché sulla strada noi abbiamo
incontrato chi faceva più fatica. Così insegna il Vangelo, la Parola di Dio, in modo
così chiaro, categorico: cercate prima di vedere Dio e poi la sua giustizia. Don
Mario è stato veramente, anzitutto, un prete capace di saldare terra e cielo, con
una grande attenzione per le persone e una vita vissuta nella fatica. Quella fatica
che ti permette di comprendere anche la fatica delle persone e soprattutto di farsi
carico della vita di tutte le persone. Per me, poi, diventa importante non dimenticare
mai la sua grande dignità nella malattia. Quella bomboletta di ossigeno che si portava
in giro per poter continuare a respirare ha dato ossigeno anche a noi, per trovare
la forza di guardare avanti e di non fermarci davanti agli ostacoli, di impegnarci
di più.
D. – Don Luigi, lei nel corso degli anni ha
pensato bene di allargare il suo impegno anche su molti altri fronti ed anche don
Picchi. Qual è la sua eredita, che dobbiamo raccogliere?
R.
– Don Mario è stato testimone della Parola di Dio, un’eredità immensa: questa fedeltà
a Dio e fedeltà all’uomo. Soprattutto, io vedo che l’eredità è in noi: non c’è un
"io", ma c’è un "noi". Don Mario ha fatto questo, ha cercato di responsabilizzare,
di coinvolgere, di dare dignità, partecipazione a tanti, alle famiglie e a tanti collaboratori.
E’ quello che ho cercato di fare anch’io nel mio piccolo, prima con il Cnca, poi con
la Lila ed oggi con Libera, continuando a stare sempre sulla strada e sempre con chi
fa più fatica: lottando contro la grande criminalità contro le mafie, contro chi ci
toglie la libertà e la dignità, con un’azione culturale, politica in senso lato per
il bene comune e soprattutto con il voler bene, ampiamente, nell’ascolto della Parola,
nella preghiera, nell’Eucaristia, nel portare questo grido di amore e di impegno nella
coscienza della gente.