2010-05-31 16:20:00

Sud Corea: dure critiche della Chiesa alla sentenza sui diritti degli embrioni


Una decisione sbagliata che tiene conto solo del punto di vista di quei genetisti che sono favorevoli alla ricerca sulle cellule staminali. Così i vescovi in Sud Corea bocciano la sentenza con cui nei giorni scorsi la Corte costituzionale ha stabilito che “gli embrioni non impiantati nell’utero materno non hanno alcun diritto umano”. La sentenza, emessa il 27 maggio dopo il ricorso di una coppia, afferma altresì la legittimità della Legge sulla bioetica che autorizza la distruzione degli embrioni sovrannumerari ottenuti dalle tecniche di fecondazione in vitro dopo cinque anni. Il segretario della Commissione per le attività pro-vita della Conferenza episcopale coreana (Cbck), padre Casimir Song Yul-sup, parla senza mezzi termini di una decisione “vergognosa”, perché stabilisce “un trattamento discriminatorio verso gli embrioni non impiantati”, ha detto all’agenzia Ucan. “La Corte ha tenuto conto solo dell’opinione dei genetisti favorevoli alla ricerca sulle cellule staminali” e non della Chiesa che è invece contraria, denuncia padre Hugo Park Jung-woo, segretario generale della Commissione pro-vita dell’arcidiocesi di Seoul , secondo il quale la suprema corte “ha fatto un passo indietro e una decisione sbagliata”. In una dichiarazione diffusa ieri, Giornata nazionale per la Vita in Corea, il presidente della Commissione bioetica mons. Gabriel Chang Hong-hun ha richiamato alla necessità di creare più strutture per incoraggiare le nascite, anziché sopprimere vite. Secondo le stime della Chiesa coreana ogni anno in Corea del Sud vi sarebbero circa un milione e mezzo di interruzioni volontarie della gravidanza, una cifra nettamente superiore alle stime governative. (L.Z.)








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