Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
Questa domenica la Chiesa celebra la Solennità della Santissima Trinità. La liturgia
ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù parla ai discepoli della sua relazione
col Padre e con lo Spirito Santo:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per
il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della
verità, vi guiderà a tutta la verità … Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel
che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo
ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Su
questa Solennità, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin,
professore di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
“Dio non
è solitudine infinita, ma comunione di luce e di amore, vita donata e ricevuta in
un eterno dialogo tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo”, così ha commentato
Benedetto XVI questo mistero del Dio Uno e Trino. Nel Vangelo, in poche frasi Gesù
mostra la relazione di reciprocità tra Lui e il Padre: “Tutto quello che il Padre
possiede è mio”. Ma anche il compito fondamentale dello Spirito: egli non è una aggiunta
consolatoria, ma opera in stretta continuità con quanto Cristo stesso ha detto e fatto.
Anzi lo Spirito riprenderà la verità, dal punto dove Gesù l’ha lasciata, per rivelarne
ai discepoli orizzonti nuovi e impensati: “Vi guiderà a tutta la verità”, ribadisce
il Maestro. Non si tratta di teoria o di concetti oscuri: si tratta di vita, di verità
da vivere e da amare. In un mondo individualista che misura tutto a partire dal soggetto
e dalla sua autonomia, la fede cristiana rischia di essere ricondotta agli stessi
confini. Essa invece è fonte di vita comunitaria, perché Dio stesso è comunità, viva
e vivace, amore e dialogo. Ricordiamolo quando ci facciamo il segno di Croce o recitiamo
il Gloria al Padre. Prima che una formula, la Trinità è un modello di vita, una sorgente
di unità.