2010-05-29 11:50:15

Convegno su “Dio nella sfera pubblica”: la riflessione del prof. Cardia


“Dio nella sfera pubblica”: è il tema di un Convegno per docenti universitari promosso oggi e domani dalla Fondazione Rui presso il Castello di Urio sul Lago di Como. L’incontro è stato aperto dalla prolusione di mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa. Al convegno interviene anche il giurista Carlo Cardia, docente dell’Università Roma Tre che, intervistato da Alessandro Gisotti, si sofferma sul binomio fede e laicità:RealAudioMP3



R. – Da un lato abbiamo visto, negli ultimi due decenni, il riemergere della questione di Dio, della questione religiosa che – sia detto fra parentesi – ha smentito in modo radicale tutte le tesi sociologiche degli anni precedenti che parlavano del declino del sacro. Dall’altro, però, è vero che l’Europa reagisce a questo fenomeno che è poliedrico, di grande interesse, a volte quasi come a voler mettere fra parentesi, di nuovo, l’idea, l’immagine, il bisogno di Dio. A volerlo cioè relegare in una dimensione puramente privata. Questa è una contraddizione che abbiamo davanti e che deriva dalla storia europea di conflitti religiosi e da un certo laicismo che ha pensato di risolvere i conflitti semplicemente negando questa rilevanza pubblica della religione e dell’idea di Dio.

 

D. – Benedetto XVI in più occasioni – pensiamo ad esempio al viaggio apostolico in Francia – ha messo l’accento sulla possibilità, anzi, potremmo dire la necessità di una “laicità positiva” che appunto non escluda la dimensione religiosa, non la renda irrilevante…

 

R. – Il problema che ha posto il Papa lo abbiamo davanti riguardo ad una serie di questioni che ormai toccano l’antropologia più profonda. Siamo di fronte all’emergenza del tema della vita, del tema della famiglia. Ecco, questi sono problemi che senza una visione che potrei definire “trascendentale”, cioè di qualcosa che guida la nostra azione morale più profonda, non si possono affrontare.

 

D. – Il Crocifisso è un simbolo universale della sofferenza umana, della dignità dell’uomo. Eppure pensiamo, da ultimo, alla sentenza della Corte di Strasburgo: da alcune parti lo si ritiene, per la sua stessa presenza, un “attentato alla laicità”…

 

R. – Lei ha toccato un tasto dolente, perché questo è proprio l’effetto di una visione ideologica che invece di far fare passi in avanti ne compie uno indietro formidabile. Il simbolo religioso rappresenta una tradizione viva e in Europa la tradizione cristiana è una tradizione viva in tutti i Paesi. Questa tradizione si vede negata addirittura la possibilità di avere un minimo di riverbero pubblico. Negare la possibilità della presenza della Croce è veramente voler dire: “Io voglio mettere fra parentesi anche questo elemento minimo”. Non c’è nessuna ragione al mondo per questo passo.








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