Operazione “top kill” contro la marea nera: oggi Obama sarà in Louisiana
Un disastro senza precedenti, la British Petroleum è responsabile e dovrà pagare.
Così in sintesi, ha parlato ieri il presidente statunitense, Barack Obama, sull’emergenza
causata dalla marea nera nel Golfo del Messico. Oggi il presidente, che ha bloccato
le trivellazioni nel Golfo ed in Alaska, sarà in Louisiana per visitare la costa raggiunta
dal greggio. Secondo stime governative, sarebbero 68 milioni i litri di petrolio che
si sono riversati in mare dal 20 aprile scorso, dopo l’apertura della falla seguita
all’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon. Intanto, c’è cautela per l’operazione
“Top Kill” che per il momento ha bloccato il pozzo della BP con fango e liquidi iniettati
ad alta pressione. Massimiliano Menichetti ha intervistato Ezio Amato,
già responsabile del Servizio emergenze ambientali in mare dell'Istituto superiore
per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), oggi in forza alle Nazioni Unite:
R. – Questo
è sicuramente uno dei più gravi disastri, per due ordini di motivi: la quantità di
olio versata e l’altro aspetto rilevante è il fatto che l’olio viene da 1.500 metri
di profondità, affliggendo soprattutto quello che è invisibile, cioè la colonna d’acqua
e i fondali. Come abbiamo potuto vedere dalle cronache, abbiamo le spiagge che sono
state colpite ma il vero disastro, a mio avviso, è quello che sta avvenendo sui fondali
e quello che avverrà negli anni a venire. Sono effetti che chiamiamo cancro, mutagenesi,
teratogenesi.
D. – C’è cautela per quanto riguarda l’operazione “Top
Kill”, che cerca di creare un tappo sul fondale marino. Andrà a buon fine? R.
– E’ una tecnica sicuramente in linea di principio efficace, che può servire a fermare
il flusso continuo di grezzo dal fondale. Rimarrà poi il problema di come affrontare
le migliaia di tonnellate che in questo momento sono sott’acqua. D.
– Si stanno utilizzando dei “disperdenti”. E’ una scelta giusta? R.
– Relativamente. Disperdono la chiazza in miliardi di particelle sub-millimetriche
che sono senz’altro più aggredibili della massa di petrolio da parte di microrganismi
deputati a degradarli. Considerato però quello che sta fuoriuscendo, ancora una volta
la maggior parte dell’olio non viene in superficie ma rimane intrappolata lungo la
colonna d’acqua, sui fondali, dove i disperdenti sicuramente non hanno nessuna efficacia. R.
– E quelli che sono stati utilizzati direttamente sulla testa del pozzo? D.
– Il risultato che producono è quello di impedire che emerga una grande chiazza di
petrolio. Ma, da un punto di vista ambientale, il risultato non cambia, anzi può essere
anche peggiore proprio perché queste microparticelle di petrolio che sono state disperse
dall’utilizzo di questi prodotti, sono poi in grado di affliggere più facilmente tutti
quegli animali che vivono, per esempio, catturando ciò che è sospeso nella colonna
d’acqua o filtrando l’acqua, come fanno le nostre pozze. Quello che è riducibile è
l’aspetto visivo, estetico, dei siti colpiti. Ma gli effetti a lungo termine, purtroppo,
sono difficilmente minimizzabili. D. – Questo per quanto riguarda
i disperdenti. Ma ci sono altre tecniche che potrebbero essere utilizzate oppure,
allo stato attuale delle conoscenze, quella è l’unica via? R.
– Le tecniche sono soltanto due: quella di disperderlo e quella di bruciarlo, ma abbiamo
visto che anche quello serve soltanto a trasferire l’inquinamento ancora una volta
dalla superficie del mare verso i fondali – le particelle carboniose che affondano
– e nell’atmosfera, con i fumi che s’innalzano nell’aria. Per il resto, non ci sono
altri mezzi che possono essere utilizzati se non la raccolta meccanica - quella che
stanno facendo – ma è chiaro che quando si è di fronte ad una situazione di grande
marea nera come questa, il massimo dell’efficienza sta nella raccolta del 10-15 per
cento di quello che si è versato in mare. Questo non vuol dire che l’85 per cento
finisce sulle coste, perché parte del grezzo viene naturalmente degradato attraverso
processi fisico-chimici di diverso tipo, ma senz’altro una parte cospicua, pur sostanzialmente
degradata, non lo è così tanto da sparire dal punto di vista degli effetti nocivi. Medio
Oriente, incontro Obama-Netanyahu. Il 9 giugno Obama-Abu Mazen Il presidente
dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmud Abbas (Abu Mazen), verrà ricevuto
alla Casa Bianca il 9 giugno prossimo dal presidente Usa, Barack Obama. Obiettivo
dell'incontro col capo della Casa Bianca – che nelle prossime ore vedrà il premier
israeliano Benyamin Netanyahu – è capire come procedano i negoziati indiretti israelo-palestinesi,
in vista di un’eventuale ripresa dei negoziati diretti. Intanto, un'impennata di tensione
viene registrata ai confini della striscia di Gaza, mentre fra oggi e domani si attende
l'arrivo nella zona di una flottiglia organizzata da Ong filopalestinesi, che si prefiggono
di “spezzare il blocco israeliano alla Striscia”. La Marina militare israeliana ha
già reso noto che non consentirà alle navi di avvicinarsi a Gaza.
Il Giappone
rafforza le sanzioni contro la Corea del Nord Il governo giapponese ha annunciato
il rafforzamento delle sanzioni contro la Corea del Nord: si tratta di una risposta
all'affondamento della corvetta sudcoreana Cheonan. Una misura di natura più simbolica
che reale, essendo l'interscambio commerciale pressochè azzerato tra i due Paesi.
Nella sostanza, i nordcoreani saranno tenuti a chiedere il via libera alle autorità
nipponiche sulle rimesse verso Pyongyang del valore superiore ai 3 milioni di yen
(poco più di 27 mila euro al cambio attuale), a fronte del precedente limite di 10
milioni di yen (91 mila euro).
La preoccupazione dell’Onu per il Nepal Le
Nazioni Unite sono “seriamente” preoccupate per lo stallo politico in Nepal che potrebbe
far deragliare il processo di pace con i maoisti. Stasera, alla mezzanotte, scade
il mandato dell'Assemblea costituente e se i partiti non voteranno la sua estensione,
il Paese entrerà di fatto in un "limbo" legislativo. In un comunicato dal Palazzo
di vetro, il segretario generale, Ban Ki-moon, ha rivolto un appello ai gruppi politici
perchè "ritrovino la loro unità" in modo da “salvare l'Assemblea costituente e il
processo di pace, ponendo al primo posto l'interesse nazionale”. Finora, sono falliti
tutti i tentativi di trovare un compromesso per evitare lo scioglimento. In una riunione,
stamattina, i due principali partiti di governo – i comunisti del Cpn-Ulm e il Congresso
nepalese – hanno lanciato un ultimo richiamo agli ex ribelli maoisti che rappresentano
la principale forza nell'Assemblea costituente, creata nel 2008 e incaricata di scrivere
una nuova carta costituzionale entro il 28 maggio 2010. Il partito maoista all'opposizione,
guidato da Pushpa Kamal Dahal, l'ex capo ribelle conosciuto come Prachanda, rimane
però fermo sulla sua posizione. I maoisti chiedono le dimissioni del premier, Madhav
Kumar Nepal, come condizione per estendere il mandato dell'assemblea.
Attacco
a una moschea a Lahore in Pakistan Commandi pesantemente armati del movimento
talebano Tehrik-i-Taliban Pakistan (Ttp) hanno attaccato oggi, giorno della preghiera
del venerdì nel mondo islamico, due moschee popolate di fedeli a Lahore, lanciando
bombe a mano e sparando con armi automatiche, con un bilancio di 56 morti e decine
di feriti. I militanti del Ttp sono passati all'offensiva a fine mattinata quando
migliaia di fedeli della setta minoritaria Ahmadi, in conflitto con i musulmani sunniti,
erano intenti a pregare nelle moschee dei quartieri di Garhi Shahu e di Model Town.
L'azione terroristica ha assunto ad un certo punto caratteristiche spettacolari, perchè
per qualche tempo gli attentatori sono riusciti a bloccare le uscite, dando l'impressione
di poter tenere in ostaggio fino a duemila persone. Ingenti forze di sicurezza sono
giunte sul posto sferrando una controffensiva che ha avuto successo soprattutto nella
moschea di Model Town, già attaccata nel marzo scorso, dove cinque dei sette membri
del commando del Ttp sono stati uccisi e gli ostaggi liberati. (Panoramica internazionale
a cura di Fausta Speranza) Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LIV no. 148 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.