Il patriarca Twal consacra mons. Shomali nuovo vescovo ausiliare di Gerusalemme
Una consacrazione che è, al tempo stesso, “incoraggiamento e consolazione in un periodo
di violenti attacchi volti a screditare il celibato sacerdotale” e ricordo che “l’episcopato
non è una classe sociale superiore, alla quale sarebbero connessi certi privilegi,
ma un ministero, un servizio, ed una pesante responsabilità dove l’incomprensione,
il rifiuto e la persecuzione, sotto diverse forme, abbondano”. Con queste parole -
riporta l'agenzia Sir - il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, ha salutato
mons. William Shomali, ordinato vescovo ausiliare di Gerusalemme ieri sera a Betlemme.
“La consacrazione episcopale di mons. Shomali che coincide con il giubileo dei 150
anni di fondazione della parrocchia di Beit Sahour, suo paese natale ci invita – ha
detto il patriarca - a pregare per i sacerdoti del mondo intero e a chiedere al Signore
nuove vocazioni sacerdotali e religiose. Ci offre anche l’occasione di esprimere la
nostra fiducia e stima verso tutti i nostri sacerdoti che portano il fardello della
responsabilità e della missione apostolica”. Ricordando come mons. Shomali sia già
il secondo vescovo della famiglia, dopo mons. Fernando Shomali, attuale ausiliare
di Santiago, figlio di un ramo della stessa famiglia emigrata da alcuni decenni in
Cile, mons. Twal ha ribadito che “il vescovo ha la responsabilità di annunciare il
Vangelo, di vegliare sul gregge affidatogli e dare a tutti il buon esempio”. Ed ha
aggiunto rivolgendosi direttamente al neo vescovo: “nel nostro Patriarcato si trova
la ‘porta stretta’ di cui parla il Vangelo, la Via Dolorosa, come anche i muri di
separazione di ogni tipo. Lei è al servizio di questa cara patria dove la gran parte
dei cittadini cristiani, purtroppo, è già partita, abbandonando a malincuore i luoghi
più santi della nostra redenzione. I suoi concittadini, allo stesso modo di tutti
gli uomini di buona volontà, reclamano incessantemente dalla comunità internazionale
la giustizia e la pace per questa Terra Santa”. Per questo, ha concluso il patriarca,
“tra qualche giorno ci recheremo a Cipro, che fa parte della nostra diocesi patriarcale,
per incontrare il Santo Padre, che ci consegnerà l’Instrumentum laboris in vista del
Sinodo per il Medio Oriente. A Sua Santità noi presenteremo le preoccupazioni di tutte
le Chiese, le nostre sofferenze e le nostre preoccupazioni, ma anche le nostre gioie
e le nostre speranze”. (R.P.)