Il Papa al nuovo ambasciatore del Benin presso la Santa Sede: il Paese si sviluppa
promuovendo la fraternità e combattendo la corruzione
Promuovere la fraternità vuol dire sviluppare un elemento di stabilità e sviluppo
sociale, così come combattere la corruzione in ambito politico significa radicare
nelle coscienze il principio dell’equità. Su entrambi i fronti è attivo lo Stato del
Benin, ha riconosciuto questa mattina Benedetto XVI, che ha ricevuto il nuovo ambasciatore
del Paese africano, Comlanvi Théodore Loko, per la presentazione delle Lettere credenziali.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
La moneta
del Benin ricorda ogni giorno a ciascun abitante i tre valori sui quali il Paese è
stato costruito e vuole scrivere la sua storia: “Fraternità, Giustizia, Lavoro”. Benedetto
XVI ha trovato in questo “vero compendio” uno spunto per la sua riflessione sullo
stato attuale che vive questa piccola nazione dell’Africa occidentale, stretta tra
il Togo e la Nigeria e affacciata sull’Atlantico. Il Papa ha anzitutto messo in risalto
il valore della sacralità della vita, “verso la quale – ha chiesto – è necessario
trarre le conseguenze di ciò che la riguarda, in particolare in ambito legislativo”.
Quindi ha aggiunto:
“Espressione concreta della pari dignità di
tutti i cittadini, la fraternità è un principio fondamentale e una virtù basilare
per costruire una società autenticamente illuminata, perché essa consente di valorizzare
tutte le potenzialità umane e spirituali. La fraternità deve anche portare alla ricerca
della giustizia la cui assenza è sempre motivo di tensioni sociali e causa di molte
conseguenze negative”. “Chiedo a Dio – ha proseguito il Pontefice
– di benedire gli sforzi di tutti coloro che lavorano per costruire una società fondata
sulla giustizia e la pace, nel riconoscimento dei diritti di tutti i membri della
nazione. Il raggiungimento di questo ideale richiede unità fraterna, l'amore per la
giustizia e la valorizzazione del lavoro”. Al contrario, ha poi proseguito, è “la
ricerca di interessi personali a scapito del bene comune” il male da combattere, poiché
“corrode le istituzioni pubbliche, impedendo il pieno sviluppo degli esseri umani”.
Di qui, l’appello a politici, uomini del mondo economico e sociale: voi, ha affermato
il Papa, siete “come la ‘coscienza vigile’ che assicura la trasparenza nelle sue strutture
e l’etica che anima la vita di ogni società”:
“Costoro devono essere
giusti. La giustizia accompagna sempre la fraternità. Si tratta di un fattore di efficienza
ed equilibrio sociale, che permette agli abitanti del Benin di rendersi partecipi
attraverso le loro risorse umane e naturali, di vivere dignitosamente e garantire
il futuro dei propri figli”. Dalla giustizia al lavoro, ritenuto dal
Papa fondamentale per contribuire alla crescita prospera del Benin ma anche per insegnare
un altro valore, quello della solidarietà, come dimostrato dalla nazione africana
in occasione del terremoto di Haiti. Come esempio, Benedetto XVI ha indicato la figura
del cardinale Bernardin Gantin, scomparso due anni fa. “Questo straordinario
uomo della Chiesa non era solo un nobile figlio della sua nazione – ha ricordato il
Papa – ma anche un vero costruttore di ponti tra culture e continenti. Sono certo
che la sua figura sarà un esempio per molti in Benin, in particolare per i giovani”.
Mentre il suo ministero ecclesiale, ha concluso, “stimolerà gli uomini e le
donne della Chiesa a un servizio sempre più generoso e responsabile" per il bene del
Paese, che l'anno prossimo festeggia il 150.mo anniversario della sua evangelizzazione.