Diminuisce del 5% il tasso di mortalità infantile tra i bambini dell’India
L’India registra una diminuzione annuale tra il 4 e il 5% del tasso di mortalità infantile
sotto i cinque anni. È quanto emerge da una ricerca condotta dall’Institute for Health
Metrics and Evaluation dell’università di Washington, che ha raccolto informazioni
in 187 diversi Paesi in un arco di tempo che va dal 1970 al 2009. A livello mondiale,
- riporta l'agenzia AsiaNews - nel 1990 le morti sotto i cinque anni toccavano quota
12 milioni. Per il 2010 gli scienziati prevedono 7,7 milioni di decessi, così distribuiti:
3,1 milioni di neonati; 2,3 milioni di morti post-neonatali; 2,3 milioni di bambini
fra uno e quattro anni. Negli ultimi due decenni il crollo nei decessi si attesta
intorno al 35%, con una diminuzione annua attorno al 2%. I ricercatori sottolineano
che il dato è inferiore al 4,4% annuo necessario per centrare il traguardo fissato
dalle Nazioni Unite: abbattere dei due-terzi il tasso di mortalità infantile entro
il 2015. Al momento sono 31 le nazioni in via di sviluppo in grado di raggiungere
l'Obiettivo di sviluppo del millennio (66% entro il 2015). Tuttavia, secondo gli scienziati
si è registrato un netto miglioramento: nel 1990 in 12 Paesi il tasso di mortalità
era di 200 bambini ogni 1000 nascite. Oggi nessuna nazione al mondo ha un valore così
elevato, sebbene restano ancora sacche di povertà e di degrado. Tornando ai dati relativi
all’India, in linea con gli obiettivi fissati dall’Onu, dalla ricerca emerge che oggi
muoiono 20 neonati su mille in meno rispetto al 1990 (entro il 28mo giorno di vita).
Per le morti post-neonatali sono 15 su mille in meno rispetto al 1990; 30 su mille
in meno nella fascia tra gli uno e i quattro anni. Suor Georgina, direttore dell’ospedale
della Santa Croce ad Ambikapur, nello Stato centrale del Chhattisgarh, conferma l’impegno
della Chiesa cattolica – attraverso i servizi per la salute – nella riduzione del
tasso di mortalità neo-natale e infantile. Attiva nel campo della sanità dalla fine
degli anni ‘60, la religiosa ha fondato la Raigarh Ambikapur Health Association: “All’epoca,
siamo nel 1968, dovevamo spostarci a piedi nelle aree più remote – spiega la suora
– per portare medicine agli abitanti dei villaggi che vivevano nell’ignoranza, nella
povertà, malnutriti e superstiziosi. Abbiamo fondato 96 centri per la salute – continua
– nelle aree agricole più sperdute, prive di qualsiasi accesso. Pur senza sostengo
del governo, siamo riusciti a portare cure mediche e a ridurre il tasso di mortalità
salvando i bambini dalla dissenteria gastrointestinale: esso è uno dei fattori più
a rischio”. La suora aggiunge che “la Chiesa cattolica è il più grande fornitore di
cure mediche dopo il governo” con i suoi oltre 5mila centri di cura, il 70% dei quali
sparsi nei luoghi più sperduti e inaccessibili del Paese. Essi si ispirano al motto
lanciato da Madre Teresa: “prendersi cura dei più poveri fra i poveri”. (R.P.)