2010-05-28 15:45:26

Accordo di pace in Guinea grazie alla mediazione della Comunità di Sant'Egidio


I rappresentanti del Comitato Nazionale di Transizione e delle principali formazioni politiche della Guinea hanno firmato oggi a Roma, nella sede della Comunità di Sant’Egidio, un accordo per costruire un futuro democratico per la Guinea e porre fine a un periodo di incertezza e violenza. A siglare il documento, El Hadj Mamadou Saliou Sylla, secondo vicepresidente del Consiglio nazionale di transizione, e altri 20 rappresentanti dei partiti politici e della società civile del Paese africano. L’accordo fornisce le garanzie per il corretto svolgimento delle elezioni presidenziali fissate al 27 giugno prossimo. A seguire l’avvenimento c’era Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

(Voce di Mariama Aribot)

 
E’ Mariama Aribot, direttrice degli affari politici e sociali del Comitato Nazionale di Transizione, a leggere l’accordo raggiunto dopo un’intensa settimana di lavori.

 
(applausi)

 
L’applauso suggella l’accordo siglato tra 22 rappresentanti della Guinea, grazie alla mediazione della Comunità di Sant’Egidio. E’ la prima base per il futuro pacifico del Paese e per il ritorno alla vita democratica, dopo la situazione venutasi a creare a seguito del colpo di Stato del dicembre 2008, dopo un anno di regime militare e un lungo periodo di incertezza politica, con scontri e vittime. Solo un brutto ricordo, arrivati a questo punto, perché il futuro della Guinea riparte da oggi. Riparte da Roma. Il prof. Mario Giro, della Comunità di Sant’Egidio, ci spiega i termini dell’accordo:

 
R. – Anzitutto, direi delle regole di buona condotta, un po’ costringenti per non andare verso la deriva etnica, ma per fare in modo che la transizione si svolga nel miglior modo possibile. Noi abbiamo immaginato, sia nell’Accordo politico globale che nella Dichiarazione di Roma - che sono due documenti e il primo riguarda il periodo fino alle elezioni e il secondo il periodo post-elezioni e quindi la riconciliazione nazionale – che ci siano delle regole comuni condivise. La società guineana, la società politica guineana è molto complessa, si sono formati molti partiti e ci sono – come dire – le conseguenze della storia del recente passato, e quindi bisogna ora fare in modo che si creino delle regole condivise.

 
D. – Una partecipazione, possiamo dire, compatta e totale. Ci sono praticamente tutti i partiti e la società civile rappresentata in toto. Questo vuol dire che nessuno sarà escluso da questo processo?

 
R. – Noi faremo in modo che nessuno sia escluso. Naturalmente ci sono sempre rischi di ogni tipo quando si parla di un Paese che dal '58 ad oggi è stato sempre in situazione – direi - non democratica, con governi autoritari o simili, e quindi il passaggio alla democrazia non esclude qualche scossa. Noi ci abbiamo tenuto molto ad avere tutti qui: ci hanno anche detto che prima di venire non si parlavano. Il fatto che siamo riusciti a creare un dialogo fra di loro rappresenta certamente una nostra fierezza. Naturalmente bisognerà continuare.







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