Il Papa invita i vescovi italiani a non cedere alla sfiducia ma a percorrere con passione
l'impegno educativo
“Il Papa sa di poter contare sempre sui Vescovi italiani”: così Benedetto XVI stamani
nell’udienza in Vaticano ai partecipanti all’assemblea generale della Cei. Il Papa
ha ricordato che l’educazione è il tema portante scelto dai vescovi per i prossimi
dieci anni. Ha quindi sottolineato la necessità di andare alle radici dell’attuale
emergenza educativa. La prima consiste nel falso concetto di autonomia dell’uomo che
non vuole avere imposizioni: ma la cosiddetta educazione anti-autoritaria – ha spiegato
– non è educazione ma rinuncia all’educazione. In realtà l’io diventa realmente se
stesso solo aprendosi all’altro, solo nell’incontro con l’altro. La seconda radice
di questa emergenza – ha proseguito – è lo scetticismo e il relativismo, nonché l’opposizione
tra natura e Rivelazione. Invece – ha affermato – è fondamentale ritrovare un concetto
vero della natura come creazione di Dio che ci parla e così ritrovare il linguaggio
di Dio. “Pur consapevoli del peso di queste difficoltà ha proseguito - non possiamo
cedere alla sfiducia e alla rassegnazione. Educare non è mai stato facile, ma non
dobbiamo arrenderci: verremmo meno al mandato che il Signore stesso ci ha affidato,
chiamandoci a pascere con amore il suo gregge. Risvegliamo piuttosto nelle nostre
comunità quella passione educativa, che non si risolve in una didattica, in un insieme
di tecniche e nemmeno nella trasmissione di principi aridi. Educare è formare le nuove
generazioni, perché sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti di una memoria
significativa, di un patrimonio interiore condiviso, della vera sapienza che, mentre
riconosce il fine trascendente della vita, orienta il pensiero, gli affetti e il giudizio.
La sete che i giovani portano nel cuore – ha detto il Papa - è una domanda di significato
e di rapporti umani autentici, che aiutino a non sentirsi soli davanti alle sfide
della vita. È desiderio di un futuro, reso meno incerto da una compagnia sicura e
affidabile, che si accosta a ciascuno con delicatezza e rispetto, proponendo valori
saldi a partire dai quali crescere verso traguardi alti, ma raggiungibili. La nostra
risposta è l’annuncio del Dio amico dell’uomo, che in Gesù si è fatto prossimo a ciascuno.
La trasmissione della fede è parte irrinunciabile della formazione integrale della
persona, perché in Gesù Cristo si realizza il progetto di una vita riuscita: come
insegna il Concilio Vaticano II, “chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, diventa
anch’egli più uomo” (Gaudium et spes, 41). L’incontro personale con Gesù è la chiave
per intuire la rilevanza di Dio nell’esistenza quotidiana, il segreto per spenderla
nella carità fraterna, la condizione per rialzarsi sempre dalle cadute e muoversi
a costante conversione”.
“Il compito educativo, che avete assunto come prioritario
– ha aggiunto - valorizza segni e tradizioni, di cui l’Italia è ricca. Necessita
di luoghi credibili: anzitutto la famiglia, con il suo ruolo peculiare e irrinunciabile;
la scuola, orizzonte comune al di là delle opzioni ideologiche; la parrocchia, “fontana
del villaggio”, luogo ed esperienza che inizia alla fede nel tessuto delle relazioni
quotidiane. In ognuno di questi ambiti resta decisiva la qualità della testimonianza,
via privilegiata della missione ecclesiale. L’accoglienza della proposta cristiana
passa, infatti, attraverso relazioni di vicinanza, lealtà e fiducia. In un tempo nel
quale la grande tradizione del passato rischia di rimanere lettera morta, siamo chiamati
ad affiancarci a ciascuno con disponibilità sempre nuova, accompagnandolo nel cammino
di scoperta e assimilazione personale della verità”.
Quindi ha proseguito:
“La volontà di promuovere una rinnovata stagione di evangelizzazione non nasconde
le ferite da cui la comunità ecclesiale è segnata, per la debolezza e il peccato di
alcuni suoi membri. Questa umile e dolorosa ammissione non deve, però, far dimenticare
il servizio gratuito e appassionato di tanti credenti, a partire dai sacerdoti. L’anno
speciale a loro dedicato ha voluto costituire un’opportunità per promuoverne il rinnovamento
interiore, quale condizione per un più incisivo impegno evangelico e ministeriale.
Nel contempo, ci aiuta anche a riconoscere la testimonianza di santità di quanti –
sull’esempio del Curato d’Ars – si spendono senza riserve per educare alla speranza,
alla fede e alla carità. In questa luce, ciò che è motivo di scandalo, deve tradursi
per noi in richiamo a un “profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare
la purificazione, di imparare da una parte il perdono, dall’altra la necessità della
giustizia” (Lettera per l’indizione dell’Anno Sacerdotale, 16 giugno 2009)”.
Il
Papa ha incoraggiato i vescovi “a percorrere senza esitazioni la strada dell’impegno
educativo. Lo Spirito Santo – è la sua esortazione - vi aiuti a non perdere mai la
fiducia nei giovani, vi spinga ad andare loro incontro, vi porti a frequentarne gli
ambienti di vita, compreso quello costituito dalle nuove tecnologie di comunicazione,
che ormai permeano la cultura in ogni sua espressione. Non si tratta di adeguare il
Vangelo al mondo, ma di attingere dal Vangelo quella perenne novità, che consente
in ogni tempo di trovare le forme adatte per annunciare la Parola che non passa, fecondando
e servendo l’umana esistenza. Torniamo, dunque, a proporre ai giovani la misura alta
e trascendente della vita, intesa come vocazione: chiamati alla vita consacrata, al
sacerdozio, al matrimonio, sappiano rispondere con generosità all’appello del Signore,
perché solo così potranno cogliere ciò che è essenziale per ciascuno. La frontiera
educativa costituisce il luogo per un’ampia convergenza di intenti: la formazione
delle nuove generazioni non può, infatti, che stare a cuore a tutti gli uomini di
buona volontà, interpellando la capacità della società intera di assicurare riferimenti
affidabili per lo sviluppo armonico delle persone”.
“Anche in Italia – ha rilevato
il Papa - la presente stagione è marcata da un’incertezza sui valori, evidente nella
fatica di tanti adulti a tener fede agli impegni assunti: ciò è indice di una crisi
culturale e spirituale, altrettanto seria di quella economica”. “Sarebbe illusorio”
– ha sottolineato con forza – “pensare di contrastare l’una, ignorando l’altra. Per
questa ragione, mentre rinnovo l’appello ai responsabili della cosa pubblica e agli
imprenditori a fare quanto è nelle loro possibilità per attutire gli effetti della
crisi occupazionale, esorto tutti a riflettere sui presupposti di una vita buona e
significativa, che fondano quell’autorevolezza che sola educa”. “Alla Chiesa, infatti
– ha proseguito - sta a cuore il bene comune, che ci impegna a condividere risorse
economiche e intellettuali, morali e spirituali, imparando ad affrontare insieme,
in un contesto di reciprocità, i problemi e le sfide del Paese. Questa prospettiva,
ampiamente sviluppata nel vostro recente documento su Chiesa e Mezzogiorno, troverà
ulteriore approfondimento nella prossima Settimana Sociale dei cattolici italiani,
prevista in ottobre a Reggio Calabria, dove, insieme alle forze migliori del laicato
cattolico, vi impegnerete a declinare un’agenda di speranza per l’Italia, perché “le
esigenze della giustizia diventino comprensibili e politicamente realizzabili” (Enc.
Deus caritas est, 28). Il vostro ministero, cari Confratelli, e la vivacità delle
comunità diocesane alla cui guida siete posti, sono la migliore assicurazione che
la Chiesa continuerà responsabilmente ad offrire il suo contributo alla crescita sociale
e morale dell’Italia”.
Quindi ha concluso: “Chiamato per grazia ad essere Pastore
della Chiesa universale e della splendida Città di Roma, porto costantemente con me
le vostre preoccupazioni e le vostre attese, che nei giorni scorsi ho deposto – con
quelle dell’intera umanità – ai piedi della Madonna di Fatima. A Lei va la nostra
preghiera: “Vergine Madre di Dio e nostra Madre carissima, la tua presenza faccia
rifiorire il deserto delle nostre solitudini e brillare il sole sulle nostre oscurità,
faccia tornare la calma dopo la tempesta, affinché ogni uomo veda la salvezza del
Signore, che ha il nome e il volto di Gesù, riflesso nei nostri cuori, per sempre
uniti al tuo! Così sia!” (Fatima, 12 maggio 2010). Di cuore vi ringrazio e vi benedico”.
Da
parte sua, nell’indirizzo di saluto al Papa, il cardinale Angelo Bagnasco,
presidente della Cei, Ha detto: “Noi sappiamo di dover sempre ringraziare Pietro per
il Suo universale ministero oltre che per il Suo singolare legame con la nostra Patria,
ma in questo momento ancor più per quanto Lei ha fatto e sta facendo in ordine all’esemplarità
della Chiesa e dei suoi ministri. Davvero nella Sua persona ci è dato di scorgere
il Pastore all’altezza delle sfide, che affronta con credibilità e lucidità questo
tempo difficile; in Lei noi vediamo il maestro che parla della verità di Dio e rivela
il giusto rispetto per la verità degli uomini. Siamo consapevoli, Padre Santo, che
la santità è la condizione essenziale per ogni efficacia pastorale e perché la luce
della Chiesa risplenda a servizio del mondo. Per questo desideriamo unirci alla Sua
azione di autoriforma della Chiesa perché sia all’altezza della sua vocazione e diventi
sempre più quella che corrisponde al disegno di Dio, la cui presenza è necessario
rendere presente al mondo contemporaneo, fin dentro le condizioni quotidiane dell’esistenza”.