Mons. Zimowski sulla cellula artificiale: non è creazione della vita, ma prodotto
dell'uomo
Continua a suscitare domande nel mondo scientifico, culturale e religioso, la notizia,
giunta in questi giorni dagli Stati Uniti, della prima cellula artificiale costruita
in laboratorio e capace di dividersi e moltiplicarsi come qualsiasi altra cellula
vivente. Sulla questione, Romilda Ferrauto ha sentito il parere di mons.
Zygmunt Zimowski presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori
Sanitari:
R. – Stando
a quanto sinora reso pubblico in merito alla cosiddetta cellula sintetica si può certamente
definirla un importante risultato tecnico della ricerca scientifica. E questo dobbiamo
ammetterlo. E’ invece improprio, e vorrei ribadirlo, è improprio definire la realizzazione
di questa cellula come un atto creativo o come la creazione della vita. Questo assolutamente
no, non dobbiamo parlare di creazione: solo Dio crea, l’uomo produce. Questo è un
prodotto umano, non una creazione. Si tratta – senza nulla togliere al valore dei
ricercatori – di una modifica di quanto già esistente, dunque, di biologia sintetica.
Secondo me, la cellula sintetica, d’altro canto, rilancia due questioni fondamentali:
il cosiddetto rischio dell’imprevedibile, legato a novità di questo livello, e l’indissolubilità
del binomio scienza-etica. Dobbiamo sempre rispettare il binomio scienza-etica e sarà,
dunque, necessario che il proseguimento delle ricerche su tale cellula sia accuratamente
monitorato. Vorrei aggiungere ancora che - come è giù avvenuto per il genoma umano
con la costituzione dell’Elsi-Ethical, legal, and social issues - per il suo futuro
impiego sarà necessario mettere a punto un apposito progetto parallelo che vada cioè
di pari passo con il progredire della sperimentazione, valutandone l’impatto etico,
legale e sociale.