Il cardinale Re: il vescovo non è un manager ma un pastore che illumina e incoraggia
“Il vescovo è servitore di tutti, non è funzionario, né un burocrate, non è un rappresentante
del potere, né un manager di un’organizzazione umana, ma un pastore che illumina e
incoraggia, è un padre che ama, educa e conforta”. A ricordarlo ai vescovi italiani,
che celebrano in Vaticano la loro assemblea plenaria, è stato questa mattina il prefetto
della Congregazione per i Vescovi, il cardinale Giovanni Battista Re. Come riferisce
il Sir, nell’omelia della Messa celebrata a San Pietro, il porporato ha ribadito anche
lo stile con cui tale servizio deve essere prestato: stile “accompagnato da tante
qualità - dalla saggezza alla fortezza, dalla prudenza all’amabilità, dalla lungimiranza
all’attenzione alle piccole cose - ma soprattutto deve essere caratterizzato da un
vivo senso di paternità”. Paternità spirituale “verso tutti coloro che gli sono affidati
specie verso i sacerdoti”. “Non dobbiamo mai dimenticare che abbiamo davanti delle
persone e non degli operatori o, tanto meno, dei ‘numeri’. La paternità episcopale
ci chiede di saper incontrare le persone dando attenzione a ciascuna di esse”. Il
vescovo deve “lasciarsi illuminare dalla Parola di Dio” e pregare per “non cadere
nel rischio di un pericoloso senso di autosufficienza che finisce poi per sconfinare
nell’attivismo o nell’autoritarismo. Il ministero che il vescovo è chiamato a svolgere
non è un’impresa legata alle forze umane ma all’azione di Dio”.