2010-05-25 15:28:47

Dopo il Golfo del Messico, disastro ambientale al largo di Singapore


La marea nera che sta devastando il Golfo del Messico, dopo l’incendio che ha fatto inabissare una piattaforma della British Petroleum, ma anche la collisione tra una petroliera ed un cargo, che ha riversato in mare, al largo delle coste di Singapore, oltre 2.000 tonnellate di greggio. Disastri che hanno riportato in primo piano i rischi ambientali legati alle trivellazioni e al trasporto di petrolio. Ma perché il ripetersi di questi incidenti? Si può parlare di responsabilità singole o collettive di un sistema che andrebbe rivisto? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Luigi De Paoli, docente di Economia dell’Energia e dell’Ambiente, presso l’Università Bocconi di Milano. Ascoltiamo:RealAudioMP3

R. – Si può parlare anzitutto di responsabilità singole, perché ovviamente chi gestisce una piattaforma oppure chi guida una nave deve farlo al meglio, anche se qualche volta commette degli errori, o ci sono delle circostanze eccezionali che inducono ad un incidente. Si può forse anche parlare di responsabilità collettiva, nel senso che il funzionamento dell’attività economica è guidato dalla massima efficienza e dai massimi risparmi e quindi, forse, si assumono talvolta dei rischi che potrebbero anche essere evitati.

 
D. – Il petrolio continua ad essere un grande business. Questi incidenti non possono, secondo lei, invertire la tendenza globale, facendo accendere una discussione seria sulle energie rinnovabili?

 
R. – Le due cose al momento sono abbastanza separate. Il petrolio oggi è usato, almeno per due terzi, per i trasporti. Le fonti rinnovabili per il trasporto oggi sono molto in ritardo. Voglio dire che si può pensare di usare le fonti rinnovabili, per esempio, per produrre il bioetanolo o il biodiesel, ma la percentuale di utilizzo di queste fonti nei trasporti è del tutto marginale. E’ lo è perché siamo agli inizi con queste tecnologie, ma anche perché – bisogna riconoscerlo – il petrolio è molto più conveniente, molto più competitivo che non queste fonti alternative. Lo sviluppo delle rinnovabili che c’è, ci sarà e sarà molto forte nei prossimi anni, nel settore dei trasporti invece sarà ancora limitato. Possiamo pure dire che dalla prima metà di questo secolo, nel settore trasporti, il petrolio continuerà ad essere una fonte di energia ancora dominante.

 
D. – Non servirebbe a questo punto approfondire la questione di un’etica ambientale seria?

 
R. – Sicuramente, c’è bisogno di un’etica ambientale duplice: un’etica ambientale quando si produce, si trasporta e si consuma energia, in particolare gli idrocarburi e il petrolio, e un’etica ambientale più generale che va verso un sistema energetico che tenga sempre più conto dell’impatto ambientale, dei consumi di energia e quindi, in particolare, delle emissioni di CO2 e dei cambiamenti climatici che queste emissioni inducono.







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