Senza incidenti le elezioni in Etiopia ma l'opposizione denuncia brogli
Elezioni legislative ieri in Etiopia, con 32 milioni di aventi diritto chiamati alle
urne per rinnovare sia il Parlamento nazionale sia le nove assemblee regionali. Già
terminato lo spoglio delle schede: il risultato finale, tuttavia, verrà comunicato
solo a fine giugno, anche se scontata è la rielezione del premier uscente Meles Zenawi.
Anche se l'opposizione ha denunciato brogli e intimidazioni, il voto si è svolto in
un clima di calma e senza incidenti; spazzati via, dunque, i ricordi delle violenze,
seguite al voto del 2005, che causarono circa 200 morti. Ma com’è cambiato il panorama
nel Paese in questi 5 anni? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Enrico Casale,
della rivista dei Gesuiti “Popoli”:
R. – Il panorama
è cambiato forse in peggio. Il controllo del Governo, in effetti, si è rafforzato
moltissimo e le espressioni di dissenso sono state scoraggiate in qualsiasi modo:
sia sul fronte del dissenso politico sia su quello delle critiche da parte dei giornalisti.
Dalle testimonianze che abbiamo raccolto, i giornalisti etiopi, ma anche stranieri,
hanno molte difficoltà a lavorare in Etiopia.
D.
– Restano dubbi anche per quanto riguarda i brogli avanzati dall’opposizione, così
come la campagna di intimidazione nei confronti degli elettori dell’opposizione. Questo
non rischia di accentuare le divisioni che vive il Paese?
R.
– Certamente. I brogli c’erano stati anche nelle passate elezioni, così come probabilmente
ci saranno stati in queste elezioni, anche se – devo essere sincero – lo schieramento
di osservatori messo in campo dalla comunità internazionale è abbastanza consistente
e quindi si auspica che siano ridotti al minimo.
D.
– Il premier Zenawi ha dichiarato di essere certo della vittoria del
suo partito. “La gente – ha detto – premierà i notevoli risultati economici che abbiamo
conseguito”. Oggi l’Etiopia che Paese è dal punto di vista sociale ed economico?
R.
– E’ un Paese certamente in crescita in più settori, soprattutto in campo agricolo:
penso per esempio al caffè, ma anche al settore florovivaistico. Dal punto di vista
politico, le sfide restano sempre le stesse: il confronto durissimo con i “fratelli
nemici” dell’Eritrea, il confronto ed il pericolo che vengono dalla Somalia, sempre
più in mano ai fondamentalisti islamici; ed anche i problemi interni non mancano:
con i ribelli “Oromo”, che continuano la loro attività militare, e l’opposizione dei
somali-etiopi dell’Ogaden, e poi anche un malcontento che si sta diffondendo tra l’etnia
“Amara”, che è la popolazione che ha governato l’Etiopia per secoli.
D.
– In caso di vittoria di Zenawi - risultato quasi scontato - come possiamo
immaginare il futuro dell’Etiopia?
R. – Proseguirà
sul solco già tracciato in questi ultimi anni: rimarrà uno dei bastioni più fedeli
della politica americana nel Corno d’Africa e direi nell’Africa orientale, e quindi
uno dei pilastri fondamentali su cui si giocherà il contenimento del fondamentalismo
islamico in Africa.