Festival di Cannes: Palma d’Oro al film del regista thailandese Weerasethakul
Il film più sorprendente del 63.mo Festival di Cannes, “Uncle Boonmee Who Can Recall
His Past Lives” del thailandese Apichatpong Weerasethakul, vince a sorpresa la Palma
d’Oro. È una decisione che ci trova del tutto concordi, perché, insieme a “Des hommes
et des dieux” di Xavier Beauvois, che, oltre al premio della Giuria Ecumenica, riceve
il Gran Premio della Giuria, rappresenta sicuramente il meglio della Competizione
Internazionale. Tratto dal libro di un monaco buddista, il film segue gli ultimi giorni
di un uomo che in imminenza della morte ha accesso al regno dell’invisibile. Largamente
infiltrato dal mito, attraversato da fantasmi, uomini diventati scimmie per amore,
principesse consolate da divinità della natura, corpi e spiriti che si separano per
avere ciascuno la propria visione del mondo, “Uncle Boonmee Who Can Recall His Past
Lives” lascia commossi per l’afflato umanistico che lo pervade e affascinati per le
magiche invenzioni che il regista dissemina lungo il suo percorso. La Giuria ha anche
assegnato il Premio per la Regia a “Tournée” di Mathieu Amalric, che racconta con
intensa partecipazione le disavventure di un impresario pieno di debiti e delle sue
bizzarre ballerine sullo sfondo della provincia francese. Un Premio speciale è invece
andato a “Un homme qui crie” di Mahamat-Saleh Haroun, resoconto etico-politico della
rivalità fra un padre e un figlio nel Ciad in preda alla guerra civile, mentre “Poetry”
del coreano Lee Chang-dong, segmento di vita quotidiana sconvolto dall’irrompere della
malattia e della violenza, ha avuto il premio per la miglior sceneggiatura. La migliore
attrice è stata Juliette Binoche, protagonista di “Copia conforme” di Abbas Kiarostami,
mentre la Palma d’Oro della migliore interpretazione maschile è stata assegnata ex-equo
a Javier Bardem, eroe dolente di “Biutiful” di Alejando Gonzales Iñarritu, e a Elio
Germano, che dà vita con grande bravura all’operaio-imprenditore del film di Daniele
Luchetti, “La nostra vita”. La Caméra d’or ha infine premiato un film messicano decisamente
controverso, “Año bisiesto” di Michael Rowe. Ma il film che, con pieno merito, rischia
di circolare di più nel mondo è l’italiano Le quattro volte di Michelangelo Frammartino,
che dopo avere entusiasmato a Cannes pubblico e critica, ha vinto il Premio Label
Europa Cinema e si appresta a uscire nelle nostre sale. In un anno di magra per il
cinema, hanno vinto i film migliori. Anche questo è un buon auspicio per il futuro!
(Da Cannes, Luciano Barisone)