2010-05-24 15:57:08

Cuba: cresce la speranza per la liberazione dei prigionieri politici


Dovrebbe cominciare oggi la prima fase del piano per arrivare alla liberazione dei prigionieri politici, secondo quanto confermato da mons. Juan de Dios Hernández, vescovo ausiliare de L’Avana ed Orlando Márquez, addetto stampa del cardinale Jaime Ortega, arcivescovo della capitale. La decisione è stata comunicata al cardinale Ortega dalla signora Caridad Diego, capo dell’ufficio per gli Affari religiosi del partito comunista cubano, presente alla riunione, mercoledì scorso, in cui il presidente Raùl Castro ha incontrato il cardinale Jaime Ortega e mons. Dionisio García, arcivescovo di Santiago di Cuba e presidente della Conferenza episcopale. Da quanto è trapelato, il piano dovrebbe consentire che un primo gruppo di prigionieri sia trasferito a carceri più vicine ai loro luoghi d’origine e, al tempo stesso, faciliti subito il ricovero ospedaliero di chi fra queste persone si trova in precarie condizioni di salute. Le cifre al riguardo non sono precise: alcuni parlano di 18 e altri invece di 26 prigionieri. Nel corso delle quattro ore di conversazione dei due vescovi cubani con il presidente Castro - a seguito di numerose richieste della Chiesa cattolica cubana e della stessa Santa Sede, avanzate in questi ultimi anni a più riprese - la questione dei prigionieri di coscienza è diventata centrale. Così lo ritiene l’opinione pubblica internazionale e così lo vive la stessa società cubana che attribuisce a questa materia un forte carattere simbolico per quanto riguarda i cambiamenti desiderati e annunciati da parte del governo. Sabato scorso mons. Juan de Dios Hernández ha visitato in un ospedale di Santa Clara il giornalista dissidente Guillermo Fariñas, arrivato oggi a 71 giorni di sciopero della fame, per comunicargli la notizia dell’avvio di questa fase, anche perché Fariñas ha sempre detto che la sua protesta è indissolubilmente legata alla liberazione di 26 prigionieri che si trovano in condizioni di salute precarie e rischiose. Una richiesta simile era stata fatta da parte di Orlando Zapata, dissidente morto nel febbraio scorso dopo 86 giorni di sciopero della fame. Mons. Hernández ha rinnovato a Fariñas la richiesta della Chiesa locale: avere fiducia nella gestione e nella mediazione intrapresa, anche perché sia le autorità sia i vescovi ritengono che si tratti di una questione molto seria che va risolta il prima possibile. Il presule - secondo quanto ha riferito lo stesso Fariñas contattato telefonicamente da “Abc.es” (Spagna) - ritiene che la sua “vita oltre ad essere preziosa perché dono di Dio è fondamentale perché la mediazione possa progredire rapidamente e non si creino ostacoli che potrebbero ritardare i passi necessari per la liberazione di tutti”. Intanto, la stampa internazionale, continua a dare un grande rilievo alla notizia dal giorno in cui si è saputo dell’incontro del presidente Raùl Castro e dei vescovi cubani. Per ora dagli Stati Uniti, da sempre molto interessati a questo aspetto della vicenda cubana, non arrivano reazioni ufficiali anche se i mass media considerano la decisione di Castro lungimirante e opportuna. (A cura di Luis Badilla)







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