2010-05-23 14:29:00

Thailandia: torna la calma, ma l’economia è in difficoltà


In Thailandia,sedata la rivolta delle ‘camicie rosse’ a Bangkok, la situazione torna lentamente alla normalità. La tensione sociale resta comunque alta e il coprifuoco nella capitale durerà ancora fino a domattina. Il premier Vejjajiva ha annunciato l’intenzione di varare un piano di riconciliazione nazionale, ma resta la preoccupazione internazionale per la grave situazione economica venutasi a creare nel Paese. Stamattina, infatti, la Borsa locale ha riaperto le contrattazioni in forte calo. Stefano Leszczynski ha chiesto a Carlo Filippini, docente di economia all’Università Bocconi ed esperto di Asia orientale, quali siano i margini per avviare un processo di riconciliazione in Thailandia:RealAudioMP3

R. – Ci sono due tipi di pericoli. Da un lato, che nelle province del nord e del nordest, dove i seguaci dell’ex premier Taksin e le camicie rosse sono in forte maggioranza, che si diffonda la rivolta. L’altra possibilità, ancora più pericolosa, è che piccoli gruppi di disperati, o probabilmente anche gli estremisti che poco hanno a che fare con la rivolta popolare, si diano al terrorismo. 
D. - Quelle che erano le basi del compromesso iniziale, e cioè le elezioni anticipate, sembrano ormai qualcosa di irraggiungibile ...
 
R. – Il rischio è che il governo non offra più una soluzione di compromesso e soprattutto non offra più politiche economiche favorevoli alle masse delle campagne, alle masse rurali più povere, ma che voglia stravincere.
 
D. - Un Paese che appare, date le premesse, sempre sull’orlo della guerra civile, che sicurezza e che garanzia può dare da un punto di vista economico?
 
R. – Paradossalmente, 10 anni fa, fra i 10 Paesi dell’Asean, era l’Indonesia a essere in perenne pericolo politico, mentre la Thailandia veniva vista come Paese pacifico in crescita, moderato, eccetera. I ruoli si sono capovolti. La Thailandia in questo momento soffre di due grossi problemi. Da un lato, i turisti che sono scappati, e l’altro aspetto è, appunto, quello di medio-lungo periodo. Le imprese straniere e le multinazionali che avevano investito in Thailandia probabilmente adesso si dirigeranno, ad esempio, verso le perenni concorrenti: Malesia o Indonesia.
 
D. – Insomma, cresce la preoccupazione a livello internazionale per gli standard di rispetto dei diritti umani in Thailandia. Anche questo è piuttosto dannoso per la sua immagine internazionale ...
 
R. – Certamente. La Thailandia aveva acquistato un certo ruolo di leader tra i 10 Paesi Asean per un insieme di dimensioni: livello di sviluppo economico, tranquillità, sicurezza politica e così via. Lo sta chiaramente perdendo e questo preoccupa un po’ anche i Paesi vicini, cosa che è molto rara. I 10 Paesi Asean hanno sempre evitato di “interferire”, come dicono loro. Pensiamo al caso della Birmania-Myanmar, che è andata avanti con poche critiche da parte degli altri Paesi Asean.







All the contents on this site are copyrighted ©.