2010-05-23 10:13:03

Cresce la povertà in Europa. Barroso: combatterla con la formazione


"Occorre investire nell'istruzione e nella conoscenza, per combattere la disoccupazione e la povertà": è quanto ha detto ieri a Firenze il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, a chiusura della conferenza biennale del Cese, il Comitato economico e sociale europeo. Barroso ha sottolineato che "la crisi economica e finanziaria ha spazzato via dieci anni di crescita e di progressi. E – ha ammonito - non è ancora passata". Secondo gli ultimi dati infatti la povertà in Europa sta crescendo: l'esclusione sociale colpisce oramai un cittadino su quattro, e proprio nell'Anno dedicato dal Vecchio Continente alla lotta contro la povertà. Ma chi sono i poveri oggi in Europa? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Mario Sepi, presidente del Cese:RealAudioMP3

R. - Fondamentalmente sono coloro che non sono in grado di gestire la propria vita, che sono costretti in una situazione di emarginazione. Questi sono i veri poveri. E’ per questo che noi puntiamo molto sull’educazione: il modo per farli rientrare nel sistema produttivo, nella società, è quello di dare loro una formazione che sia adeguata alle nuove sfide che devono affrontare nei prossimi anni.

 
D. – Gli ultimi dati Eurostat sulla povertà sono del 2006, parlano di un cittadino su quattro in Europa con reddito inferiore al 70 % della media. Il 19 % dei bambini è a rischio. C’è stata poi la crisi, ora c’è l’austerità proprio nei Paesi europei. Quanto pensa che questo possa incidere?

 
R. – Sicuramente inciderà, perché nel momento in cui si decide di ridurre la spesa pubblica, spesso questo non si limita soltanto alle spese cosiddette improduttive, ma tocca anche i problemi di carattere sociale. Uno dei significati fondamentali di questa biennale è dare una risposta sul sociale a tutto questo periodo di austerità che affronterà l’Europa. Si può fare l’austerità senza toccare quello che è il modello sociale europeo, che è l’essenza stessa dell’Europa. Senza coesione sociale l’Europa diventa anche meno competitiva.

 
D. – La vostra biennale s’inserisce con il suo tema nell'anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Quali sono gli obiettivi in questo arco di tempo e cosa già si sta facendo?

 
R. – Per il momento c’è soltanto un finanziamento e c’è una serie di iniziative a livello nazionale. Però manca un quadro di riferimento, perché l’Unione Europea in quanto tale non ha competenze in campo sociale. Infatti, una delle richieste che noi faremo è che finalmente il programma di azione sociale sia messo in piedi complessivamente in Europa, basandosi sul Trattato di Lisbona. I due elementi fondamentali sono da un lato, un protocollo sui servizi sociali, fondamentali per la lotta alla povertà, e dall’altro, una clausola sociale che prevede che per qualunque situazione europea bisogna considerare anche l’impatto sociale. Noi pensiamo che però non basti, ed è per questo che poniamo il problema dell’educazione, perché per noi la povertà non è soltanto la povertà dal bisogno immediato, ma anche la possibilità di gestirsi, di essere persona.







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